domenica 22 febbraio 2009

Non era più il tempo (delle mele)


Quel che faceva franare su sè stessa la vecchia Alis, in quel periodo carnevalesco
era alle volte il comportamento della gente ed il fatto che era sempre malata.
Aveva preso man mano la consapevolezza che così non andava bene, nonostante tutti i suoi sforzi, e non era neanche da dubitare che.
La nostra tardoadolescente non stava per niente bene in quel periodo.
E aveva continuamente quella gran voglia di vomitare.
Tutta la rabbia che le rodeva dentro.
Poi metteva il pilota automatico e andava avanti. Ma quello non era vivere e il problema era che lei lo sapeva benissimo.
Vomitare per esorcizzare quel mostro che aveva in corpo, come lo aveva definito la Mutter quattro sere prima quando Alis se ne stava delirante a letto con la febbre alta perdendosi l' inizio del Carnevale...
Avrebbe voluto sapere che cosa stava succedendo in lei e se tutto ciò era normale.
Ma, vista la lunghezza della sua cartella clinica, non le risultava.
Avrebbe voluto poter, o meglio, riscirne a parlare con qualcuno con la sua voce resa ancora più rauca dal solito dal raffreddore e dalle parole amare.
E, che cazzo, non ne voleva proprio sapere delle solite squallide parole un po' di circostanza.
Era scazzata e disperata e pure malata, Alis.
Alis, triste e inutile come la birra senz'alcool...
Eh sì che la nosta ex-ribelle non chiedeva molto...
Un pomeriggio lungo di poche parole, quando il tempo passa senza far rumore.
Voleva andare al cinema e non essere più sola a piangere per una commedia...
Voleva semplicemente imparare a pesare le parole, cosa che non aveva mai fatto,
voleva non pensare più d'essere altrove.
Pittosto avrebbe voluto smetterla di domandarsi gli altri come facevano, come facevano mai.
Avrebbe voluto che gli altri non parlassero più ad alta voce e che la lasciassero dormire
che non stessero lì a guardarla.
Tanto meno quelli che l'avevano sempre giudicata male. Che l'avevano ferita.
È vero, quante volte aveva sbagliato.
Quante pastiglie aveva ingoiato.
E poi, era veri che la stavano, che ci stavano ingannando tutti?
Non era più il tempo della bandiera con la A cerchiata e delle rivolte.
Non era più il tempo dei graffiti.
Non era più il tempo dei braccialetti di legno, i capelli lunghi e i fiori.
Non era più il tempo di nulla.
Era, forse, il tempo del silenzio.
Della "normalità" che poi quella non era normalità.
Avrebbe voluto un'abbraccio, e nessuno le aveva mai dato tempo per un'amore grande.
E cavolo! Si vedeva lontano chilometri che era triste.
Ma nessuno glielo veniva a chiedere. Minimo storico.
E odiava pure quella scuola. Come se studiare tutte quelle materie avrebbe potuto darti la più grande liberà, e intanto stava perdendo la vita di tutti i giorni.
Eh, quella pazza era proprio messa male, converrete.

1 commento:

*Formaggia* ha detto...

Il tempo passa, si cambia... Nessuno ti dice/chiede niente perché tutti crederebbero di essere invadenti, oppure perché per certa gente, e meglio pensare a se stessa...