domenica 13 dicembre 2009

Fame. Di vita.


E non comprendo ancora la ragione per cui un uomo a un'altro uomo fa la guerra.
Non comprendo tante, troppe cose. Forse il fatto è che alle mie domande ho già risposta.
È questa sensibilità maledetta, questa predisposizione alla consapevolezza dura e cruda della vita. Io trovo risposte in uno sguardo e sorrido. Sorrido a chi, imbarazzato, non riesce ad incorciare il mio, di sguardo.
Io so. E non me ne curo. E, a chi chiede, rispondo.
Rispondo che la vita è altra cosa. Sorrido. Il fatto è che io, la vita, non la temo. Il fatto è che non ho bisogno di un falso gusto dolce in gola per affrontarla. Credo che la vita sia una mela, ma sì diciamo pure una mela avvelenata.
Parlate pure. C'è solo una cosa peggiore al sentire sparlare di sè, non sentire sparlare di sè.
Avanti. E guardatemi. Guardatemi pure in questi occhi stanchi, che annuirò ad ogni singola cattiveria che direte.


giovedì 3 dicembre 2009

Moriremo, crescendo


Il mondo mi osserva mentre con la mia bustina pesco sogni in una tazza di té, tentando di convincermi circa questa realtà distorta di cui percepisco a tratti l'esistenza.
Vivo la vita come una serie di nascite e morti: moriremo, crescendo. Potremmo tuttavia migliorare peggiorando, odiare pur continuando ad amare. Credo comunque che quest'ultimo paradosso sia in ogni caso irreale.
Ma in fin dei conti, cos'è presente, reale e cosa immateriale? So per certo che i sogni, i miei incubi, svaniscono all'alba, eppure sono pur sempre presenti nella loro immaterialità. Reali sono le parole, transustanziazione di pensieri immateriali... "Vedi di non fare più incubi, buona notte."
Immateriali sono pensieri reali non espressi... "Come posso riuscire a cessare di sognare incubi se il protagonista sei tu?"
Labili illuminismi che mi portano a vagare alla ricerca del reale e l'immateriale, e cioè del confine tra le nostre morti e le nostre rinascite perpetue. Nel frattempo vivo, viviamo noi tutti, ed arranchiamo per la monotonia quotidiana. Questo ho appreso dalla mia malinconica rassegnazione alla solitudine, mentre la noia cola lentamente in giornate come queste.
Così talvolta mi desto dal torpore del sonno, mi trovo a convincermi circa la realtà, e non bastano i sogni a smussare tale amara consapevolezza che, tuttavia, "si sta come d'autunno,/ sugli alberi/ le foglie."

martedì 24 novembre 2009

Pescare in una tazza di tè


Non voglio sogni duri come le pietre: sono troppo freddi. Non voglio nemmeno stelle, carillon nè finte ali bianche.
Non voglio nulla di tutto ciò. Agli eroi in generale non credo, ai miracoli preferisco la pura consapevolezza della realtà, della vita.
Vita che alle volte ci abbandona sul ciglio di una strada e tutto ciò che possiamo fare è aspettare, senza però farci investire da chi passa.
Va bene, starò attenta.
Mi viene da chiedermi il perchè alle volte..., salvo poi accorgermi che di perchè ce ne sono molti. Sono le risposte che mancano.
Ecco, vorrei un po' di risposte in più, in questa vita, in questa attesa di un passaggio che mi porti non dico più in là, ma perlomeno più in alto.
Non capisco questa indifferenza, diversità. E non comprendo, sapete, perchè un uomo ad un'altro uomo fa la guerra.
Una volta mi han detto che il tè fa miracoli, fa stare bene.
Così ora sono qui, seduta ad aspettare che un'incubo più bello abbocchi a questa bustina di tè...

venerdì 20 novembre 2009

La vita nei tavolini di un bar


Non so cosa sia degno d'importanza e cosa meno.
Io più mi guardo intorno e più mi convinco del fatto che la gente è cieca.
La gente passa, non osserva, non si ferma e magari torna indietro, mai. È come se avessero dei paraocchi che non gli permettessero di guardarsi intorno.
La gente non vede mai al di là del proprio naso, questo credo.
Io credo nel diverso. Credo che un giorno forse riuscirò a liberarmi dalla consapevolezza di sapere quanto è profonda, può far male una ferita.
La gente talvolta osserva, scruta, critica. Ecco, le persone, credo, farebbero molto meglio a tentare di aprire il cuore ed osservare con quello.
Io sono strana, diversa. Ne ho preso cosapevolezza da tempo e da tempo vivo questa mia "vita in difetto" non curadomi si loro: io vedo oltre, vedo veramente.
Perchè tutto è sacro, tutto ciò che ci fa star bene è degno di considerazione. Pesate, per un'Inca, una fontana era sacra se lui amava farci il bagno.
Cosa vedo? Vedo da un lato questa mia generazione zero, senza obbiettivi, valori, curiosità, cieca, povera generazione di gallie stranazzanti incapaci d'intedere e volere.
Dall'altro il mondo, lì, a due passi. La vita. La vita in un libro dimenticato su una panchina, nel profumo della zuppa che è autunno, in una poesia, nei tavolini di un bar.
Tutto è sacro. Osservate.

giovedì 29 ottobre 2009

Cogli l'attimo [16]


Il tempo vola.
Noi tutti, trascorriamo la maggior parte del tempo, del nostro tempo, a organizzare e pianificare il futuro.
Finchè non ci rendiamo conto che la vita è adesso. È ora. È tutto qui, in un attimo di monotonia di un giorno qualunque.
Un secondo e te la sei persa, quella vita che tanto aspettavi.
Ma allora perchè, una volta colpiti da questa consapevolezza, illuminismo improvviso, chiudiamo gli occhi fingendo di non essercene accorti?
La verità è che la vita è dura. Difficile, imbarazzante a tratti.
E molto spesso fa male. Così preferiamo immaginarci un futuro che debba per forza essere migliore del presente, almeno il nostro.
Oppure ci accomodiamo sotto una calda coperta di ricordi e attimi perduti, di ciò che è stato e non può più essere.
Tutti vogliamo il presente, la vita vera. Voglio dire, la gente dice di volere la vita, cogliere l'attimo...
Ma lo vuole veramente?

Ciò che vorrei io, per questi sedici anni, invece, è poter abbracciare un ultima volta il passato, i ricordi, i rimpianti.
Perchè forse ciò che possiamo abbracciare ci fa meno paura, e, soprattutto, è più facile lasciarlo andare.

venerdì 23 ottobre 2009

Rumori, parole e giorni...


Non si può essere felici e contenti per sempre.
Questo credo, in serate autunnali quando fuori soffia un vento gelido che scompiglia i capelli, le idee e non ti fa dormire.
Non basta una tazza di tè verde, che mi han detto fa miracoli...
Non bastano i sonniferi, anzi, proprio non servono: la vita è la droga più potente al mondo. Ti fa salire fino alle stelle e poi ricadere rovinosamente a terra come nessun altro stupefacente può fare.
Credo pure che non esistano eroi in questo mondo, o perlomeno non sono quelli di cui tanto si parla. Io agli eroi in generale non ho mai creduto. I veri guerrieri sono quelli che ogni giorno si alzano dal letto e affrontano la vita, anche se gli hanno rubato i sogni e il futuro. Quelli che percorrono ugualmente la giornata con un sorriso in faccia, che non lottano per la gloria o la fama ma per la sopravvivenza. Questi sono tra gli umani più coraggiosi che possa mai avere conosciuto.
E ne faccio parte pure io, in fondo. Sono sempre stata una malinconica con la vocazione d'essere allegra.
Talvolta mi sento come le briciole o un'appestata. Che poi la maggior parte delle volte è una sensazione dettata dal fatto che, in effetti, la gente, la maggior parte delle volte vede il diverso come pericoloso. Certo, ti dirà che sei "artista", "folle" o che altro.
Ma se esser diversi significa stare un gradino non dico più sù ma perlomeno più vicino al sole, amare una poesia, un libro, non abbassarsi a certi comportamente decisamente infantili, inutili e alquanto scontati, la solitudine dettata da questa diversità non è negativa, anzi.
La solitudine è da preferirsi mille volte allo squallore di certe persone.
Il fatto è che io, le mie idee, i miei pensieri, non riesco sempre ad esprimerli. Io preferisco scrivere, dipingere, osservare, perchè in questo modo i pensieri, fiori dell'anima non vengono volgarizzati, minimizzati. C'è gente che parla, parla e parla finchè non trova qualcosa da dire. È gente che dovrebbe avere a disposizione cento parole al giorno e basta. È la maggior parte della gente.
Ma gli eroi non ne fanno parte. I veri eroi sono quelli come me, gli appestati.
Quelli che si trovano bene, nel loro silenzio e sorridono.
Io sorrido disgustata nell'osservare questa mia generazione vuota e patetica. Generazione di risatine, pettegolezzi, birre dove a far da regina è una pateticità di cui nemmeno stimo la grandezza, il potere.
Io sorrido superiore a questa gente che crede nel "per sempre".
Il "per sempre" non è che in'illusione.
Io sono per "l'adesso", per queste serate di vento autunnale.

giovedì 24 settembre 2009

Di vivere ce ne accorgiamo raramente...


Non credo sia importante che la felicità sia più o meno eterna.
Credo che di tale felicità valga la pena anche anche solo uno squarcio, un secondo: di vivere, ce ne accorgiamo raramente.
Mi capita in queste serate autunnali, quando in città s'alza una leggera brezza sotto lo scricchiolio delle foglie e a me giunge questo profumo dolce-amaro di caldarroste; le stesse che da bambina ero solita divorare a pacchetti interi.
Penso che valga la pena essere felici al momento e credo pure fermamente che forse ci piace soffrire, s'intenda non siamo sadici verso il nostro io, la nostra anima...
Semplicemente alle volte senza dolore può capitarci di sentirci vuoti, d'esser spogliati da qualsiasi scudo che ci protegga da un dolore più profondo (chiodo scaccia chiodo), provocato dalle persone.
La gente non è crudele, salvo in rare occasioni; è che proprio non ci arriva.
E c'era pure un detto, se non mi sbaglio...
"Perchè continuo a farmi del male?"
"Perchè è meraviglioso quando smetto di farlo."
Io ora sono libera, foglia secca al vento. Ho perdonato i miei nemici, pur tenendo a mente i loro nomi...
Mi piacerebbe solo un'altro po' di libertà, ecco. Mi piacerebbe divertirmi nuovamente in serate di risate, parole e sogni.
Sorrido e mi sento anche una stupida, talvolta; sorrido innanzi a me, alla piazza vuota, mentre sprofondo nella morbidezza della sciarpa che mi avvolge il collo, e mi godo il profumo d'autunno.
Io ho sempre amato questa stagione.

sabato 5 settembre 2009

E come luna...


Sta notte c'è la luna piena, sapete? Ma ne sono accorta quando ho chiuso la finestra..
E pensare che come luna mi basterebbe un lampione di questa via dove già soffia un vento autunnale che scuote gli alberi e s'infila sotto i giacchetti.
Io non la voglio questa luna, va bene?! E anche quei puntini luminosi lassù, le stelle, anche quelle non servono.
Alzo il volume della mia vita, della mia musica per tentare d'isolare, non sentire, mettere a tacere questo vento.
Ho fatto gandi cose e ultimamente sono cambiata molto. Ho capito la differenza che c'è tra tenere una mano ed incatenare l'anima, ho bagnato e nutrito di luce la mia pianta, mi sono presa cura di me stessa tamponandomi le ferite che ora si sono cicatrizzate quasi totalmente. Eppure...
"The same mistake, again" mi suona nelle orecchie. Lo stesso errore, nuovamente; sì: io ho paura di commetterlo.
C'è già stato prima chi mi ha spinta giù dalla scala per il paradiso, ferendomi terribilmente; chi mi ha lasciata a metà strada, incapace di proseguire, mi sono seduta ad spettare per anni.
Così ho sviluppato questa sindrome dell'abbandono e una certa ricetta per salvarmi la vita, che mi permette di non soffrire eccessivamente.
Non è paura, è piuttosto la consapevolezza di non riucire a sopportare nuovamente un tale dolore: io ho ali fragili.
Ma ora di questo vento, di scrivere sono stufa: ora voglio un po' più di dolcezza, poesia.

mercoledì 2 settembre 2009

Il banco vince sempre


Bisogna fare i duri. La vita ci insegna a costruire un muro ben spesso tre le nostre emozioni, i nostri reali sentimenti e le altre persone.
Il fatto è che come insegnante è spietata e oltremodo rigida: ci fa provare almeno una volta sulla nostra pelle cosa significa amare.
Chiunque abbia amato porta una cicatrice, vero, e per questo abbiamo paura delle ferite. Sì, quando veniamo colpiti dall'amore, la prima volta è magnifico: sprizziamo gioia da tutti i pori e lo urliamo al mondo intero ciò che proviamo; putroppo quando tutto finisce ci vediamo spogliati dei nostri sentimenti più segreti, più belli e ci sentiamo usati, vuoti, come una sigaretta fumata, fumata senza un'amico.
Così costruiamo un muro alto e robusto; un muro tra ciò che proviamo, che siamo, tra i pensieri ed i sentimenti che custodiamo e le altre persone a cui essi sono rivolti.
Perché? Perché al solo pensiero di un'altra delusione rabbrividiamo, perché forse pensiamo di essere meno forti di ciò che in effetti siamo, e che gli altri credono dato che così facendo diamo l'impressione dei "duri"...
Però, alle volte, credo che ci siano dei momenti dove varrebbe la pena aprire il proprio cuore e mostrare ciò che si prova, dire ciò che si pensa; momenti rari in cui ci si deve giocare tutto per tutto, anche se di è fermamente convinti che: "il banco vince sempre".
Una medaglia ha sempre due facce, basta prenderne consapevolezza in un modo o nell'altro.
Bisogna imparare a mostrarsi senza avere paura della reazione della gente e cui si tiene di più al mondo.
Bisogna tuttavia essere duri, senza mai perdere la tenerezza.

martedì 18 agosto 2009

Parlare


Ci sono periodi della nostra vita dove corriamo.
Corriamo continuamente per arrivare da qualche parte, per incontrare qualcuno, per non perdere il treno.
Eppure, in questi periodi, alle volte, per quanto noi ci sforziamo quel treno ci passa davanti.
"Perché?" Buttiamo a terra la nostra borsa, i nostri credi e speranze e ci chiediamo perché. Eppure la risposta a quella domanda ce l'abbiamo bene in chiaro.
Perché possiamo avere il vento contrario, saturno contro, o qualunque altro ostacolo sulla strada che rallenti la nostra corsa ma alle volte, ciò che ci frena, è semplicemente la paura di andare troppo veloci, di esporci troppo.
E parlo per esperienza, io che sono una con la sindrome dell'abbandono, io che più volte ho tentato a fatica di aprirmi e parlare. Parlare di ciò che ero, ciò che mi ha forse portata ad essere come sono ora, sì un passato scomodo e ingombrante che a volte incombe ancora su di me con la sua grande ombra. Una che per questo ha visto molta gente girarle le spalle ed andarsene, abbandonarla se così si suol dire.
Così arriviamo a convincerci che se ignoriamo ciò che ci può rallentare, ciò che ci può far stare male, corriamo più veloci.
Ma, alla fine, ci accorgiamo che in realtà non è così, che non possiamo farci nulla.
Così restiamo accanto ai binari, con un sorriso ebete in faccia ed il cuore colmo, e ci accorgiamo d'avere solamente bisogno di qualcuno con cui potere parlare. Qualcuno che sia lì e che sappia ascoltare, senza giudicare, e senza aver nemmeno bisogno di commentare; qualcuno che non se ne vada.
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, è di un abbraccio sincero. Di qualcuno che sia in grado di entrare nel nostro mondo, per quanto possa essere oscurato da un passato scomodo.
Qualcuno che non ci abbandoni...
Ma forse, quel qualcuno è già lì ad aspettarci. E noi, beh, noi possiamo prendere il prossimo treno chè un altro ne passa sempre.

giovedì 13 agosto 2009

Pensieri distorti


Se un giorno l'amore non dovesse bastare,
trovami un modo semplice per uscirne
chè ora tremo di vertigine, blu,
zucchero e melassa; mentre i pesci si
librano leggeri nel cielo viola,
di nuvole verdi e pesanti stelle
appesa a fili labili di cuori infranti.

sabato 8 agosto 2009

Piccolo pensiero d'amore


"Questo odio di te,
e ammetter non riesco
o non so capire
chè manchi come l'aria
e mi sento morire."
Alis

domenica 19 luglio 2009

Scappa con me...


Che stare al mondo sia cosa complicata è un dato di fatto, come quello che oramai non si riuscirà a cambiare nulla.
Le mie speranze, i miei più ferrei credi sono crollati sotto il peso di un'esistenza grigia, uniforme e talvolta in difetto.
Ne ho preso consapevolezza in una notte d'autunno, quella in cui sono "morta".
Ho vissuto invano fino ad ora, seduta a guardare il mondo che intorno a me cresceva.
Finché, finché non arrivò il giorno in cui, per la rosa, divenì più doloroso rimaner chiusa anziché sbocciare.
La mia è stata una rinascita brusca e fredda, come tutti gli inizi che ci vengono imposti dalla nostra esistenza per permetterci di elevarci, senza mai sfiorare lontanamente la perfezione.
Non so se ciò sia buona cosa o meno, credo che si possa tuttavia migliorare peggiorando...
Fattostà che sei arrivato tu e hai colto il cambiamento, la rosa in me; tu hai saputo vedermi realmente, trovandomi perfetta nella mia imperfezione.
Quindi, dato che stare al mondo è cosa complicata, vieni con me. Seguimi e prendimi la mano perché non possa perderti.
Abbandona le sconfitte, le cause perse e i sogni mai avverati: son cose pesanti, che non permettono il volo.
Vieni con me, oltre i cadaveri dei sognatori, perdoneremo tutti gli ipocriti e chi sta a guardare e a giudicare; stringimi e vedrai che non ti pungerò.
Seguimi.
Ma non chiedermi dove, perché non lo so.

(Forse entrerà a far parte del mio libro Stairway to heaven)

giovedì 9 luglio 2009

Pioggia estiva (intro the sky)...


Sono pensieri labili quelli che mi sorprendono sotto la pioggia estiva...
Pensieri che hanno il potere di stupire, spaventare e meravigliare al contempo.
Non m'interessa sapere cosa stai pensando, lo so già. Non ha importanza dove tu sia, la pioggia bagnerà anche te.
Non voglio sapere con chi tu sia, saresti comunque con me.
Ciò che vorrei conoscere, invece, è se a volte vorresti pure tu un paio d'ali o le cose più banali e rassicuranti.
Ti capita mai d'essere limitato dalla pelle?
Di guardare le stelle?
Sei in grado di riconoscere gli angeli? Questo non lo so...
So per certo che sei in grado di allontanare i miei demoni, la mia fame di vita vera e felicità.
Mi ha già teso la mano e portata in salvo. Tu fai luce sui miei vicoli bui e mi sollevi, io stremata a terra, così mi trascini via dal cadavere di ciò che ero, che non sono più, grazie a te.

(Tratto dal mio libro Stairway to Heaven)

domenica 5 luglio 2009

Parlare al lago...

E te lo ricordi il lago?
Quel lago che mi osservava da dietro la finestra della stanza,
splendeva e sorrideva.
Colui che calmava la mia malinconia verso quell'altro...
E lentamente, pazientemente mi consolava.
Te lo ricori i lago?
Io sedevo ad ammirarlo e gli parlavo.
Mi rispondeva sempre.

mercoledì 1 luglio 2009

Io sento il mio sangue pulsare in te...

Sono giornate che sfuggono, sotto i miei occhi trasparenti...
Sono giornate di gioia, musica, lacrime, e risate giornate talmente piene che talvolta implodo...
Giornate in cui non mi riesce scrivere, strano ma vero;quello che provo non mi risulta possibile imprimerlo su carta, essendo qualcosa di troppo intenso.
Le ferite, con questo sole, si stanno cicatrizzando e la cosa non mi dispiace per nulla. Le ferite si cicatrizzano sempre, che lo vogliamo o no, chi prima e chi dopo abbiamo a che fare col dolore che ci invade e spazza via tutto come una tempesa, ferendoci terribilmente.
Ora sono forte, sono qui e sono io. E le ferite si cicatrizzano lentamente.
Una mia altra consapevolezza ed immensa sorpresa mi accoglie ora dopo ora, suggerita da una forte malinconia...
Sono dovuta partire per schiarirmi le idee, sono dovuta scappare dai miei problemi? No.
Non lo chiamerei scappare, semplicemente avevo bisogno di distaccarmi. Di pretesti per tornare me ne sono lasciata alle spalle almeno tre, non si sa mai.
Ora come ora questa malinconia mi fa desiderare di tornare. Ne sono felice, e non mi fa male. Mi manca.
Ed ora lo so, "io sento il mio sangue pulsare in te".

domenica 28 giugno 2009

Neve a giugno...

E così anche la nostra ribelle si era finalmente decisa, ed era partita.
Era partita sola, con il cuore pieno che sembrava volesse scoppiare da un momento all'altro.
Aveva visto la neve, quel giorno, la neve a giugno...
E quella neve andava a sciogliersi contro le pareti del suo, come già detto (ma scusate perché ultimamente la nostra pazza sembrava dolce come una di quelle caramelle appiccicose di quando era bambina) cu0re.
Così, mentre sola aspettava l'orario di cena, ripensava al sogno che aveva fatto l'atra notte.
Quel sogno dove veniva rincorsa, quel sogno dove non aveva risposto:
"Io sento il mio sangue pulsare in te."
Non aveva risposto a quell'"Alis mi piaci un casino!"
Si era lasciata trascinare via dalla corrente.
Eppure ora le mancava, ecco, aveva avuto il coraggio di ammetterlo a sè stessa: le mancava.
Le mancava come la neve che, tuttavia, aveva avuto la fortuna di vedere: d'estate.
"Anche tu mi piaci!" Sarebbe bastato questo.
Un casino?
Non lo sapeva, ma che volete, la nostra Alis viveva il tempo dei sogni e come aveva detto quell'altro scherzosamente "delle mele"...
No, non lo sapeva se era un casino, o più...
Voi sapete quanto amore avete dentro? Un chilo? Un litro?
Nn lo sapete, eh?!
Sapeva solamente che sentiva il suo sangue pulsare in lei, lo poteva quasi vedere quel sangue che andava a sciogliere la neve di giugno sulle pareti del suo cuore.

giovedì 25 giugno 2009

Non sono una maleducata...


Lui era partito.
Lui era partito e lei, quella sera, cosa che non faceva da tempo, aveva fotografato il tramonto d'un cielo minaccioso di pioggia estiva.
Si aspettava un bel temporale, di quelli che picchiano sui vetri delle finestre e purificano l'aria permettendo di vedere più in là, fin al mare, fantasia permettendo.
Un bel temporale sui fatti degli ultimi giorni che non la toccavano minimamente; lei era al di sopra di qualsiasi offesa.
Offesa che laltra, come usano i conigli, le aveva scritto e, al suo invito a digliele in faccia, le cose, aveva tentato di ribattere in un modo che poco si addice ad una giovane creatura, citando ed offendendo la sua casa.
E per la nostra amica, la casa si trovava al pari della famiglia. Ciò che la faceva sorridere era il fatto che,codardamente, avesse poi concellato codeste parole... Azione che la diceva lunga su quell'alta...
Sul volto di Alis si dipingeva una smorfia di compassionevole disgusto, compassionevole perché lei si era elevatae le azioni dell'altra non la potevano nemmeno sfiorare, e disgusto per gli ostentati tentativi, sempre di quell'altra, di mettersi in mostra scopiazzando a destra e manca, suscitando così solamente pena e ribrezzo.
La sua fortuna (dell'altra s'intende), era stata che l'amica di Alis non l'avesse raggiunta, quel giorno. Proprio quell'amica che sosteneva suddetta moda, era pronta (a dirla come recita una canzone) ad "apettarla in piazza con la mazza" e, aveva aggiunto, un paio di amici.
Pertanto Alis non aveva cancellato quel commento ("bene o male, purché se ne parli"), per poter tornare a sorridere ancora e ancora pensando al fatto che a parole non si costruisce il mondo, la propria vita, non si saltano ostacoli. Tanto meno se queste parole non vengono, ribadisco codardamente, enunciate in presenza fisica del ricevente. Alis era una ragazza di poche parole ma di molti fatti, l'altra era il classico esempio di "tutto fumo e niente arrosto". Alis non aveva quindi bisogno d'insultarem d'inventarsi mari e monti, di distorcere la realtà per poi ribadire di non, mio Dio, esser maleducata.
Certo, lei non aveva voluto vincere, semplicemente non aveva voluto perdere, ed il fatto di trovarsi dalla parte della ragione,in posizione avantaggiata, dove nulla la poteva scuotere, era di fatti una vittoria.

martedì 23 giugno 2009

Little girl, little girl, why are you crying?

Erano stati cinque giorni pieni. Cinque giorni di vento e nuvole, giorni all'insegna del caos.
E ora come ora faticava a dormire, o crollava all'istante in un sonno senza sogni, mentre "il cielo stava cadendo", così come tutte le sue certezze che andavano dissolvendosi come neve al sole di giugno.
Ella possedeva un cuore che trasudava dolore, come un campo arido dopo un temporale estivo, mentre quegli occhi cristallini come certi cieli del nord si iniettavano di sangue e mostravano la sua anima tappezzata dai sensi di colpa.
Sarebbe partita, quella domenica: scappava per ritrovare sè stessa, lontano da quel caos che tanto le era caro.
È incredibile alle volte come sia il troppo caos a schiacciarci a terra, a lasciarci fissare il mondo con la faccia di chi ha appena visto partire il traghetto...

sabato 20 giugno 2009

Scegliere il proprio destino...


Bene o male, prima o poi, ognuno di noi si trova innanzi ad un bivio.
Certo, potrà tentare di evitarlo, tornare indietro magari, ma prima o poi si troverà a dover decidere che strada intrapparendere.
C'è sempre stata gente fermamente convinta che ognuno di noi, o meglio, che la vita di ognuno sia nelle mani del destino.
Io credo fermamente nell'opposto. Certo, capita che quando entra in gioco il destino non siamo più noi a scegliere.
Eppure ci sono scelte imposte dalla ragione, che il cuore non dovrebbe mai prendere, e in amore, come nella vita, tutto è frutto delle nostre decisioni.
Bisogna fermarsi, ascoltarsi, e decidere cosa è meglio per noi, che strada intrapprendere.
Anche se quest'azione apparentemente semplice potrebbe comportare pomeriggi passati distesi sul letto a fissare il soffitto, lasciando che le lacrime scorrano silenziose e sciolgano il trucco, lasciando crollare i palazzi della ragione, i nostri credo...
Io troppe emozioni tutte insieme non le reggo.
E se magari capita che seguire la ragione significhi prendere magari la strada più giusta, ma andando contro tutto ciò in cui abbiamo sperato, tutto ciò che abbiamo da sempre desiderato...
Benvenga il cuore!
Io la mia scelta l'ho fatta...
E voi?????

giovedì 18 giugno 2009

Forse cambiati, certo un po' diversi ma con la voglia ancora di cambiare...


Ma sì, iniziamola così quest'estate: testa che gira, gambe che tremano e talvolta nausea.
Perché così mi sento dopo la nottata di ieri. E così provo a dormire, accorgendomi di stare piangendo.
Piango perché tutto è finito così come è cominciato a settembre, per la paura che sia per sempre, ma la paura, in fondo, non esiste.
Essite questa tremenda insicurezza verso tutto, tutti. Esiste da quando nella mia vita non ci sono più le mezze misure, quel grigio che sta bene con tutto? Passato di moda, rilegato in un qualche magazzino e dimenticato.
E no, in effetti non è paura, è che non sono abbastanza forte, per gli addii, per le scelte.
Eppure già mi contraddico: io sono forte, sono piû o meno viva e sono qui, ora. E il futuro non so se ce lo costruiamo noi o se è già prefissato, la seconda opzione mi tranquillizza e mi lascia piombare in un dormiveglia che è tipico di nottate bianche, dove senti " le vene piene di ciò che sei" e non c'è nulla di meglio che essere sè stessi, ora come ora. Anche se ciò potrebbe mettere in discussione tutto il tuo mondo, costruito sulle certezze più stabili, ovvero quelle già prefissate, quelle universali. Bisogna vivere d'eccezioni, per confermarne la regola.
L'errore non esite, la vertià è l'ignoranza degli illusi.

Però credo che tutto ciò non finirà, e chi ha detto che una classe si deve dividere dopo nove mesi sofferti sui libri?
Perché ogni storia ha il suo finale, ma nella vita il finale non è nient'altro che un inizio.

sabato 13 giugno 2009

Fiabe a lieto fine di alieni e di robot...


Perché tutto ciò che ella cercava, in serate come queste, dove la schiacciava la consapevolezza che tra pochi giorni sarebbe finito tutto, e innanzi a sè di prospettava un'estate nella norma, passata a vendere gelati, un'estate malinconica in città fatta di giornate da morire dalla noia e altre troppo corte..
Ella cercava solo qualcuno che le inventasse fiabe a lieto fine, che le parlasse di alieni e di robot, sotto un cielo come quello di Van-Gogh...

lunedì 25 maggio 2009

Il cielo sta cadendo...


Quando il cielo sta per cadere
Ricorda di imparare a dimenticare
Riempiti il bicchiere
Sigarette e basso costo e rum da consumare.
Perchè tu eri la reazione chimica
Il tuo cuore gli appartiene
Lui la bomba atomica
Scorre tutto nelle vene.
Gli hai spedito il tuo amore
Lo ha preso e fatto a pezzi
L'alcool disinfetta il cuore
Vivi tra i rimorsi ed i disprezzi.
Ma la tua guerra è finita
Nulla ha più senso
Non, mai morta, gravemente ferita
Le lacrime si fanno nere di mascara denso.
Ora stai piangendo
Lui se n'è andato, t'ha abbandonato
E il cielo sta cadendo
L'hai già perdonato.
Scappa per l'innocenza perduta tra i lupi
Questa è la tua ultima chiamata alla vita
Adesso è difficile, ti chiamano groupie
La guerra è finita.
Preghi di poter perdere la memoria
Era il tuo più intimo nemico
Quando ciò che chiedevate era morte o gloria
Il tuo peggiore amico.
Ora hai il cuore stretto in una morsa
Vuoi solo sapere qual'è l'ultimo modo in cui un uomo può morire
Hai perso la tua corsa
È rimasto solo un biglietto e poche cose da dire.
Ti chiedi ora per cosa vale la pena lottare
E la sbonia non passa
Ti toglie il fiato e non ti fa respirare
Lui il lupo, tu la carcassa.
È iniziato tutto per gioco
Ti ha presa, ti ha baciata, non lo avrai mai
Ti sei scottata col fuoco?
Trascinata in mezzo ai guai.
Ferma nella mente la fotografia
Ora che alcool e fumo t'han sciupata
Prima che lui andasse via
Quando gli dormivi accanto, spensierata.

sabato 25 aprile 2009

Stairway To Heaven

Lontano, già, sarebbe splendido andarse da qui. Alla ricerca di giornate da bruciare.
Senza arrivare tardi per tutto, senza ferire nessuno. Con lo stesso identico errore, ancora una volta. Lontano, perchè i ricordi non possano raggiungermi e fucilarmi, perchè mi sento come una sigaretta fumata; fumata senza un amico.
E odio, odio arrivare tardi, non essere lasciata in pace, chi parla continuamente, quella sedia nera, il venerdì pomeriggio, quando mi si ribadisce che commetto errori continuamente, che anche gli altri hanno i loro problemi, che non posso distruggerli. Io? E se ci penso mai, agli altri?! Continuamente.
E odio i discorsi patiottistici e militaristici, sentire bisbigliare di me, o chi parla ad alta voce perchè io possa sentire, chi urla.
Sono veramente stanca.
Via. Via da qui. Perchè qui quello che cerco non c'è, e non c'è nemmeno qualcuno uguale identico a me, o totalmente diverso. Perchè il mondo non cambia, e l'illusione di poterlo cambiare è svanita da tempo. Perchè sarebbe spendido amare veramente, andarsene da qui, andarsene così.
E voi, ricordatemi di salutare quella vita che riprende, domani. Dove io sarò ancora qui, ad osservare, senza alzarmi dalla mia caduta, dalla scala per il paradiso.

domenica 19 aprile 2009

L'infinito


Soppressi i ricordi,
l'infinito in una
stanza,
spaccato il cuore.
Non se ne ha mai abbastanza,
d'amor si muore.

lunedì 13 aprile 2009

Le lacrime e le risate?


Ma ti ricordi quando...
Ridevo guardando The grudge e hai lanciato quell'urlo micidiale? I green day? Facevamo video scemi? Le foto con la canna? Skia? Naziskin? Crevettes alla vaniglia? Da dove esce la musica? Capra? Mukka? Baustelle? F. in a B.? Cricetino gay? America pie? Il graffito? La "caccia"? Il blu lolyal? J Ax? La classifica? La bandiera dell'Inghilterra? Il concerto? Sex and violence? Il carnevale? Le mille canzoni? Perch sta roba m'ha preso il cuore? Il cappuccio leopardato o rosso? Le ruote del tuo moz? Le aziende municipalizzate di cui ignoravamo l'esistenza? Lucerna? Luino? I Natali? I biglietti dei compleanni? Gmail? Le lacrime e le risate? L'incenso alla canapa? L'Ambrì? I diari?
Io sì. E forse anche tu.
Ma prima di andarcene ognuna per la propria strada, dimmi che cos'è che ci hanno fatto.

"È bello avere un amico, anche se poi si muore." Il piccolo principe

lunedì 6 aprile 2009

21st Century Breakdown

Ed è strano come in certi momenti basta un nulla per commuoverti.
Tra un mese circa uscirà il nuovo album dei Green Day; i miei giorni verdi sono già passati da mesi or sono. Così, perplessa e un po' arrabbiata, pensando che ora non era il momento: lo sarebbe stato l'anno scorso, ma non ora. Le cose succedono quando smetti di pensarci, desiderarle.
Ho cercato il singolo e...
Beh, mi sono commossa. Io, così dura e fredda, posta innanzi a una realtà che mi è appartenuta tempo fa, mi sono sciolta in lacrime.
Nella mia testa hanno cominciato a scorrere scene, come in un film: pensavo a cosa sarebbe successo se mi fossi trovata indietro di un anno.
Innanzitutto avrei chiamato colei con cui bruciavo le giornate e sparavo cazzate, avremmo riso e saltato di gioia insieme, ma non sarà certo una canzone a cambiare la vita, ora come ora.
Avrei segnato sul calendario, euforica, la data d'uscita nei negozi dell'album e sarei stata una tra le prime ad acquistarlo; a difenderlo con unghie e denti. Avrei tradotto la canzone in meno di un quarto d'ora.
Così sarebbe poi giunta l'estate e beh, la mia colonna sonora sarebbe giâ stata consumata alla grande, per essere riascoltata ancora e ancora, fino alla nausea.
Ogni canzone, ogni accordo avrebbe poi conservato quella spensieratezza che è solita appartenere alle estati bambine, quella felicità mista a malinconia per i bei momenti passati, potendo quasi scorgere tracce di profumo di mare nella stanza, sulle note.
Poi d'un tratto il silenzio, assordante.
La canzone è finita. Sorrido, mi asciugo gli occhi e spengo il computer.
Senza riascoltarla, senza soffermarci troppo.
È giusto così.

sabato 4 aprile 2009

I Rircordi Sbiadiranno


Ho fatto ciò che mi ero prefissata di fare da tempo.
Ho i ricordi innanzi a me, ora. E adesso sono lì, quesi sorrisi, quelle scene buffe e quelle smorfie, ora chi se n'è andato con un sorriso e un saluto, chi incolpandomi e chi non rivolgendomi piû mezza parola, ce l'ho innanzi.
Ho davanti tutti voi che un po' siete cresciuti con me, un po' mi avete dato quelche ingrediente in più per la torta al lampone che è la vita.
Una torta che alle volte sembra troppo piccola, non sufficiente a placare la tua fame e altre volte ne hai la nausea e ti sembra non finire mai.
Ecco. Ora che questi ricordi non appartengono più solo alla memoria, ora che vi vedrò sbiadire e scolorare col tempo, sto un po' meglio.
È una malinconia mista a felicità per ciò che è stato, non tutto sia chiaro, anche perchè è giusto così.
Senza troppe storie, senza troppe parole e pensieri.
Lasciando urlare i ricordi in un roseo silenzio.

sabato 28 marzo 2009

Marzo, 25. Vento.


Sarà che è vero ciò che cantano i Bluvertigo, ovvero che con una crisi riaffiorano alcuni ricordi che credevi persi, sarà che oggi c'era un vento pazzesco che aveva l'aria di voler spazzare via tutto e tutti.
Sarà che semplicemente come sai, quando sono sola, scrivo. Perchè ti scrivo? Non lo so nemmeno io.
So che questo ha tanto l'aria di essere un addio, non è così, non fraintendermi. Forse ti scrivo perchè certe cose, certe emozioni, certi pensieri non vengono in mente parlando.
Quante ne abbiamo passate, quanta vita abbiamo vissuto, quanta strada abbiamo percorso, insieme.
Fino ad ora.
Nella nostra vita dobbiamo fare delle scelte più o meno consapevoli, arriviamo a dei bivi e alle volte la scelta non si limita ad una destra o una sinistra, alle volte ci viene offerto un ventaglio così ampio di possibilità che noi facciamo fatica a scegliere. In un certo senso diversi fattori ci hanno portate su due strade molto lontane l'una dall'altra.
E penso che ora nessuna emozione può essere tanto grande da farci avvicinare. Tutte quelle incomprensioni, tutti quei silenzi sono forse semplicemente dettati e in un certo senso costretti dalla lontananza, dai nostri problemi, dalle nostre sofferenze.
Forse siamo programmate male: tu fai un passo avanti e io indietro, io faccio un passo avanti e tu uno indietro. E se i nostri movimenti sono così scoordinati è impossibile incontrarsi.
Di ciò non incolpo nessuno, non incolpo noi. Non so perchè sia andato tutto a finire così, come cenere in un piatto, non so nemmeno dove siano quelle ragazze che eravamo e che ora non ci sono più. Francamente credo che sia anche inutile e soprattutto doloroso voler cercare sempre un perchè. Perchè crediamo che, una volta trovate le risposte, diventiamo più forti. Alle volte fanno più paura le risposte che le domande.

domenica 22 marzo 2009

Crisi

Non ho molto da dire. È stata una crisi violenta.
Forse sarebbe bastato solo un'abbraccio. Solo questo...

sabato 21 marzo 2009

Che mangino Le Brioches!


Perchè capitavano serate come queste.
Sere dopo pomeriggi vuoti,
o troppo pieni da rovesciasi addosso a lei e travolgerla...
Capitava continuamente di ripensare a quegli anni di puro dolore.
Che ancora adesso non riusciva a sfogare.
Sensazioni di orrore e disgusto immense.
Le capitava di provarle nuovamente sulla propria pelle come
se le stesse ancora vivendo, ciò accadeva anche solo raccontandole.
E le bruciava qualcosa nello stomaco.
Quella rabbia verso sè stessa ora era rivolta verso quegli infami.
Ma bruciava ancora. E faceva male. Molto.
E sebbene sua madre fosse stata così disponibile, le ci voleva
un'amica, un amico, in serate come queste.
Qualcuno però di veramente sincero, qualcuno che non aveva ancora mai incontrato.
In serate passate ascoltando canzoni strappalacrime,
lasciando che le lacrime scorressero libere e bruciassero sulle ferite,
lasciando che quel male sempre più simile ad un ulcera sfogasse
tutto il dolore e quando questo diventa insopportabile
prendere una pastiglia e andarsene sotto le coperte.
Le ci voleva qualcuno in serate come queste.
Quando veniva "paccata" per l'ennesima volta.
Anzi, d'ora innanzi basta.
Non ne avrebbe più parlato. Faceva veramente troppo orrore e dolore per il suo corpo indebolito dalle cadute e dalle ferite.
Non avrebbe pu cercato nessuno.
Non voleva più fare la marionetta.
E se gli altri l'avrebbero cercata, per bisogno,
se a questi fosse mancato il pane...
Che mangino le Brioches!

mercoledì 11 marzo 2009

Aspettare...


Si vive così, un po' per caso un po' per sfortuna.
Si vive quest'esistenza ripetendoci ogni giorno, ogni minuto che la nostra esistenza dovrà essere speciale, perfetta.
Poi ci si consola dicendosi che la perfezione non esiste, che accade tutto per puro caso oppure che è tutto già scritto, prima di tornare a pensare alla nostra unicità.
Non si tratta di egoismo. Capita a tutti. Capita spesso.
Nessuno crede che la sua vita possa essere semplicemente normale.
Siamo tutti pieni di aspettattive. Ci attendiamo tutti il massimo.
E poi ci sentiamo ingannati quando le nostre aspettative vengono deluse.
A volte quello che ci aspettiamo, a confronto con ciò che non ci aspettiamo impallidisce.
Dovremmo chiederci perchè ci aggrappiamo a queste aspettattive, alle nostre aspettattive.
Io vedo il vuoto. La mattina, all'entrata di questa scuola, nei discorsi banali dei compagni, nel piatto del pranzo, nella sera, nella musica.
Non ne ascolto quasi più.
Nulla riesce a colmarmi. Vedo il vuoto e mi sento vuota.
Alle volte basterebbe solo un'abbraccio sincero. Qualcosa che abbia consistenza, materia, e non solo apparenza.
Perchè quello che ci aspettiamo è il nulla. Quello che ci aspettiamo ci fa stare fermi.
Forse è solo l'inizio. Ma non ne sono certa.
Sono certa però che quello che non ci aspettiamo è meglio.
Quello che non ci aspettiamo non lo possiamo giudicare, non possiamo essere prevenuti, non lo possiamo denigrare.
Ed è proprio quello che non ci aspettiamo che, il più delle volte, ci cambia la vita.

martedì 10 marzo 2009

Ci vorrebbe

Così la vecchia Alis quella mattina, ancora frastornata dal 5 in fisica e dalla nottata passata a guardare uno stupido programma musicale, che poi quella non è musica ma vabbè...
Era arrivata a scuola. Non aveva letto il libro di ita... Che quello non è un libro ma una lagna.
Ma ciò non era importante. Quello che forse era importante è che stava tradendo le sue promesse, se n'era accorta quando si era sorpresa a vagare con lo sguardo alla pausa, poi a pranzo.
In cerca di cosa vi chiedere voi...
Eh, a saperlo. Ma forse lei questo lo sapeva benissimo. Il fatto era che non voleva ammetterlo nemmeno a sè stessa.
In cerca di qualcuno così diverso dagli altri, da essere così uguale a lei.
Non oso dire dell'amore, anche perchè non lo sa nemmeno lei...
Però, pensava quella matta,
ci vorrebbe un po' di aria fresca.
Ci vorrebbe di conoscere nuova gente.
Ci vorrebbe.

sabato 7 marzo 2009

Voglia di ballare


Credo che sia sempre una gran cosa quando aggiungi invece che togliere.
Questa vita, questo mondo c'insegnano ad essere freddi, distaccati,
perchè se non lo sei, se ti lasci trasportare dalle emozioni, allora sei debole
allora sei un perdente.
Ma basta! Sarà che già da tempo non m'importa più l'essere dentro o fuori.
Da che cosa poi? Dal gruppo? Per che cosa?
Cosa ti può offrire, cosa ti possono offrire mille amicizie, che poi quelle non sono amicizie
ma conoscenze?
Non credo molto. Anche perchè quando queste persone si trovano davanti Alice, quella vera
e non la solita fraccazzista Alis, si allontanano.
E sono stufa. Certo, mica adoro la solitudine, sia chiaro.
Però credo che essa sia da preferirsi mille volte a questi sorrisi falsi.
Credo che oggi, la vera rivoluzione, la vera ribellione che possiamo attuare sia
forse semplicemente essere noi stessi. Con tutti i nostri pregi, con tutti i nostri difetti.
Sia poter dire "no". E non m'importa più di nessuna di queste etichette, ascolto quello che voglio,
mi vesto come mi pare.
E sono io. Con tutti i miei pomeriggi lunghi di poche parole, dove la noia m'inghiotte,
con i miei venerdì e sabato sera divano-gelato-telefilm e quella voglia tremenda di uscire, ma dove, poi? Con tutta la mia insicurezza e paura,
forse non mi avete capita mai e sì probabilmente sono stata anche il disagio dei vostri anni.
Non riuscite nemmeno a immaginare quanto e come ci ho pensato...
Ma quel treno è già passato...
E sì, anche io vorrei andare al cinema e non essere più da sola, perchè ora mi sento come un assassino a un funerale e non so se sia positivo o no.
Non mi hanno ancora dato soluzioni, i grandi, alcuni si limitano a fissarmi, altri non sanno che dire.
Poi ci sono queste due new entry in famiglia...
Diciamo che per ora me ne starò ancora un po' sdraiata ad aspettare perchè...
Non so che altro fare...
-Voglia di uscire, voglia di ballare-

lunedì 2 marzo 2009

The same mistake... (Scrivo male)


Fattostà che scrivo male.
Succede, a periodi. Scrivo come suono. Male. Ultimamente.
Ma non importa. Ciò che mi fa sorridere è proprio questa incapacità
d'esprimermi, d'imprimere su carta le mie sensazioni, ora.
Contengo moltitudini. Così la mia mente, come ho scritto su un foglio di bio che mi è tornato tra le mani ora, "Fluttua libera, i pensieri vagano leggeri alla ricerca di onde ...Elettrogenerate..."
E va bè.
Sarà che la primavera la si sente in questi giorni. È questo vento che soffia, mi scompiglia i capelli e tutti i piani. Ma non è negativo, anzi.
È positivo come questo 5% a bio, come questa mia incredibile sensazione di leggerezza anche senza particolari motivi, anche qui. Da sola. E sono felice.
Sono felice quando arrivo a casa e butto tutto sul letto, me compresa, poi accendo la radio. James Blunt. Chi l'avrebbe mai detto?
Poi, alle volte, mi assale il vecchio panico depressivo... The same mistake again...
E mi viene voglia di mollare tutto. Tutti l'ho già fatto.
E allora ho capito che non posso farci niente. Nessuno mi capirebbe mai.
Ma non m'importa. Alzo il volume e mi sdraio. Non posso farci niente.
Poi provo a prendere il mio logoro diario e una penna e, così, scrivo male.

venerdì 27 febbraio 2009

Virtù degli imbecilli


Ho capito...
Ho capito molte cose ultimamente tra cui quella che forse la solitudine non è così male.
Almeno, è meglio di molte relazioni che non servono.
Che fanno solo male, che portano solo rabbia.
Alis è la specialista in rapporti umani.
Alis è simpatica a tutti.
Ma sapete che vi dico? Ora tocca ad Alice. È il suo turno.
E non m'importa se la compagnia, nel vedere questa me più vera,
si allontanerà.
Non m'importa se la gente si sentirà urtata da quest'altra ragazza che credeva di conoscere ma si sbagliava. Non la conosco nemmeno bene io questa.
Ma non m'importa.
E sapete che vi dico?! Sono stanca di tutta questa confusione.
Sono stanca del relazionarmi agli altri.
Sono stufa di tutte queste incomprensioni, di queste accuse, di tutto.
E di tutti. Di tutte le lamentele e gli ordini.
Ah, e basta con sta storia che sono incoerente.
La coerenza è la virtù degli imbecilli. Punto.
E a chi crede che io dica bugie o quant'altro gli rispondo che continui pure.
Ma prima raccolga i fatti veri, e cioè quelli che racconto, perchè solo così, in seguito, potrà distorcerli come gli pare.
Basta prediche, ok? Basta darmi la colpa e nascondersi dietro la gonna.
Basta con le cazzo di prediche, signori. Le prediche sono abolite. Finite. Stop.

giovedì 26 febbraio 2009

L'ennesima volta


E delle volte la vecchia Alis lasciava correre.
Non aveva più voglia di continuare a buttarsi sotto il treno per farlo fermare.
Di scendere a patti.
Di non perderlo.
E basta!
Tutto ha un limite. Lei aveva una reputazione.
E le avevano rotto. Le rompeva la gente che credeva di avere tutte le sfighe del mondo.
Ma quanto tempo credeva, quella gentaglia, che ci fosse? Eh?!
Quanto ancora per farsi accontentare l'ennesima volta...
Non c'era, cazzo, non c'era tutto questo tempo. Non più. Non c'era già più dall'estate passata.
O, perlomeno lei non ne aveva più.
Di pazienza, di loquacità. Di qualunque altra cazzata.
Così la vecchia lasciava correre.
E ne aveva abbastanza. Questa volta sul serio.

domenica 22 febbraio 2009

Non era più il tempo (delle mele)


Quel che faceva franare su sè stessa la vecchia Alis, in quel periodo carnevalesco
era alle volte il comportamento della gente ed il fatto che era sempre malata.
Aveva preso man mano la consapevolezza che così non andava bene, nonostante tutti i suoi sforzi, e non era neanche da dubitare che.
La nostra tardoadolescente non stava per niente bene in quel periodo.
E aveva continuamente quella gran voglia di vomitare.
Tutta la rabbia che le rodeva dentro.
Poi metteva il pilota automatico e andava avanti. Ma quello non era vivere e il problema era che lei lo sapeva benissimo.
Vomitare per esorcizzare quel mostro che aveva in corpo, come lo aveva definito la Mutter quattro sere prima quando Alis se ne stava delirante a letto con la febbre alta perdendosi l' inizio del Carnevale...
Avrebbe voluto sapere che cosa stava succedendo in lei e se tutto ciò era normale.
Ma, vista la lunghezza della sua cartella clinica, non le risultava.
Avrebbe voluto poter, o meglio, riscirne a parlare con qualcuno con la sua voce resa ancora più rauca dal solito dal raffreddore e dalle parole amare.
E, che cazzo, non ne voleva proprio sapere delle solite squallide parole un po' di circostanza.
Era scazzata e disperata e pure malata, Alis.
Alis, triste e inutile come la birra senz'alcool...
Eh sì che la nosta ex-ribelle non chiedeva molto...
Un pomeriggio lungo di poche parole, quando il tempo passa senza far rumore.
Voleva andare al cinema e non essere più sola a piangere per una commedia...
Voleva semplicemente imparare a pesare le parole, cosa che non aveva mai fatto,
voleva non pensare più d'essere altrove.
Pittosto avrebbe voluto smetterla di domandarsi gli altri come facevano, come facevano mai.
Avrebbe voluto che gli altri non parlassero più ad alta voce e che la lasciassero dormire
che non stessero lì a guardarla.
Tanto meno quelli che l'avevano sempre giudicata male. Che l'avevano ferita.
È vero, quante volte aveva sbagliato.
Quante pastiglie aveva ingoiato.
E poi, era veri che la stavano, che ci stavano ingannando tutti?
Non era più il tempo della bandiera con la A cerchiata e delle rivolte.
Non era più il tempo dei graffiti.
Non era più il tempo dei braccialetti di legno, i capelli lunghi e i fiori.
Non era più il tempo di nulla.
Era, forse, il tempo del silenzio.
Della "normalità" che poi quella non era normalità.
Avrebbe voluto un'abbraccio, e nessuno le aveva mai dato tempo per un'amore grande.
E cavolo! Si vedeva lontano chilometri che era triste.
Ma nessuno glielo veniva a chiedere. Minimo storico.
E odiava pure quella scuola. Come se studiare tutte quelle materie avrebbe potuto darti la più grande liberà, e intanto stava perdendo la vita di tutti i giorni.
Eh, quella pazza era proprio messa male, converrete.

venerdì 20 febbraio 2009

Uno sguardo


Giovedì 19.
Alle volte basta poco. Già. Un secondo, basta alzare
la testa dal piatto e guardare oltre.
Oltre i miei problemi esistenziali.
Oltre questo mostro che mi annienta ogni giorno e contro il quale non ho più molte energie per combattere, ora.
Oltre il voler essere speciale ma al contempo uguale a tutti gli altri.
Oltre il patimento di ascoltare la gente, persuasa e convinta che sia bella la vita.
Dimenticare per un attimo tutta questa rabbia densa e nera, le frustrazioni,
la tristezza, la stanchezza nel relazionarsi agli altri, nel spiegarsi e scusarsi continuamente,
il mio mal di testa che aumenta ogni giorno di più, che non mi dà l'opportunità di riflettere.
Basta poco. Per farti sorridere per un secondo, inconsapevolmente.
Per riscoprirti almeno un pochetto viva.
Basta uno sguardo.
Così ti accorgi che esiste qualcuno che è più diverso di te.
Anche se quel qualcuno non è proprio come t'immaginavi...

martedì 17 febbraio 2009

Sei troppo stupida per vivere...

Tre secondi. E ancora
un tuo passo. Poco.
Sfogare tutto il nero.
Per poco.
Benzina sul fuoco.
Psico dramma.
Psico reato.
Basta poco.
Questo vuoto esploderà.
Ancora due secondi.
Ti ucciderò, questo
dono ti porgo. Tu, immeritevole.
Subdola erbaccia parassita
della tua stessa tomba.
Ora gridi. Troppo tardi.
Un secondo.
Troppo insignificante.
Pur con pretenzione della vita.
Or son i a pretendere
vendetta. Dolce melassa appiccicosa.
Son già, lama affilata,
spalla alzata.
Vòltati!
Son io a rider.
Con un gesto deciso
scandisco
l'inceder della morte,
dei colpi,
degli schizzi amarognoli.
Della mia vendetta.

venerdì 13 febbraio 2009

Lasciali dire...


E non aver paura.
Ti diranno parole sanguinanti e pungenti.
Resta ciò che sei anima pura.
Saranno cruenti. Ma guardali, han occhi spenti.
Ti calpesteranno. Pesteranno.
Sveleranno
ciò che sei, o che non sei. Comunque tu sia.
E ancora e ancora ti butteranno giù.
Te ne do la garanzia.
Tu lasciali dire. So che non ne potrai più.
Tu lasciali fare.
Saranno loro ad annaspare.
Prendi le tue scarpe e scappa via.
Non sempre chi ti colpisce e
non capisce la tua pazzia
ha ragione ed è il più forte.
Ti sbatteranno in faccia cento e mille porte.
Lasciali dire... E credi solo a quel che hai dentro
non dargliela vinta nemmeno un momento.
Ricorda che ne ferisce più la penna che la spada.
Vai per la tua strada.
Sii indifferente.
Non ti faranno più niente.
Lasciali dire al mondo
che quelli come te saranno sempre dei perdenti.
Non gli basterà un secondo.
Son loro a non avere talenti.
Perchè tu hai già vinto. Lo giuro.
Hai d'innanzi a a te il tuo futuro.
E la tua vita è così vera
la loro solo una chimera.
Ti vogliono ammazzare
perchè non sanno amare.
Soltanto parlare.
Sparlare. Sparare.
Ma, il giorno davanti alla corte
non sarai tu a scappare.
Son solo i condannati a morte
nel loro stesso giudicare.
Sogna, sogna.
Passerà l'amore.
Finirà questa rogna.
Passerà il dolore.
Non guardarli nemmeno più
la tua reputazione la puoi distruggere solo tu.

giovedì 12 febbraio 2009

Se non esistessero i pesci, riusciresti a immaginarli?



Oggi c'era vento.
Oggi c'erano un mucchio di cose.
L'aria è cambiata. O forse sono io che sono cambiata.
Bho.
Fattostà che il mondo è un po' più allegro, forse.
Forse è solo che non etichetto più le cose.
E non mi faccio nemmeno più classificare. Cambio ogni giorno.
"Ma sore, quindi l'argento dato che si ossida non è un metallo nobile come avevamo detto."
"Il fatto è che noi tendiamo a raggruppare le sostanze, a raggruppare tutto. Ma alle volte vi sono troppe sfumature per poter farne un'etichetta."
Già...
Così passano le mie giornate, maglione verde, colori improbabili, poi di nuovo nero, emo, ska, poi elettropunk, new wave, e stare sveglia fino a tardi a pensare alla giornata, quel ritornello che sa di nuovo in testa, che non ti molla, non se ne va, resta lì e ti culla tutto il giorno e perchè no, la notte, provare il vestito di carnevale, compiti, gli ultimi espe, il regalo di comple della nonna, mettere in piega i capelli, correre davanti alla tv e far sloggiare tutti perchè c'è Xfactor, perchè c'è Morgan, e poi ci sono tutti gli altri, finalmente libera da una storia che è finita male, e ridere, e riderne, e ridere di me stessa, poi arrabbiarsi, e tornare calma, e sorridere falsamente, poi sinceramente, dietro lenti scure, e Alis, poi Alice e nuovamente Alis e poi l'altra, di Alice, correre al telefono, troppo tardi la mutter ha già risp, e ancora e ancora, il profumo di zucchero a velo per strada, ore buche, libertà, suoni sintetizzati, ditorsione della realtà, e fare quello che voglio, poi trovarmi fuori dal tempo, e in ritardo, buttare l'ennesima pianta fatta morire, rassegnarsi e direrci su, tornare coi pensieri all'anno scorso, spolverare le vecchie foto in quel cassetto, i vecchi diari, commuoversi, poi darsi della cretina, allacciare le all stars, ringraziare il cielo che non si sono ancora disintegrate, correre fuori che c'è il sole, disimparare ad odiare, imparare a perdere il controllo come divertimento, sovrappensiero, i discorsi degli altri, essere più sola di prima e stare meglio, cambiare ideali come le magliette, il sushi, interpretare poesie, scoprire che so schiacciare benissimo a pallavolo, schiacciare la carta nel cestino che non ci sta più, pensare all'estate, ricordi belli, ricordi dolorosi, vita...
Tutto ciò fa bene e fa male.
E io sto bene e sto male.
Ma non importa.
Tutto va avanti.
Ed è praticamente ovvio che esistono altre forme di vita...

lunedì 9 febbraio 2009

Corrente d'aria... Elettrica...


Vorrei poterlo dire. Libera.
Voglio essere libera.
Ci sto riuscendo, forse. Mi spiego, perlomeno
Alis ci riesce alla grande, l'altra me?
Un po' meno...
L'altra applica i puntini di sospensione a tutto.
Ma mi dite quale premura e urgenza c'è nell'aumentare la paura e non avere cura di sè? Spostando ogni giorno più in là il limite psicofisico di resistenza
con la sola scusa dell'autocoscienza.
Ecco, affanculo l'autocoscienza.
La psicologia che ha dato equilibrio ad ogni mia pazzia.
La pazzia non si può calibrare, annientare.
La pazzia è forse la felicità stessa. È arte.
E ancora, bisogna essere profondamente convinti che il mondo è orripilante
per essere felici.
Io sono felice?
Non lo so...
Ci sono domande a cui non sono in grado, nemmeno con le due me stesse
a dare la risposta.
Voglio sentirmi libera, con tutte e due le me stessa.
Libera da questa onda,
libera dalla convinzione che la terra è tonda.
E ora mi sento ancora più libera, spero, da una storia che è finita male.
Perchè, diciamocelo, il putrido a rimestarlo puzza.
Ah, ancora una cosa,
chi apre la mia porta, dovrebbe po chiuderla.
Sia che resti o che vada via.
Grazie.
***Pazzia*** (ante factor ;-) )

sabato 7 febbraio 2009

Alis vs Alice


Ho capito.
Io, non Alis. Che poi non mi chiamo Alis ma Alice.
Sono presente in questo momento. In questi momenti.
Ed è un problema.
Alis ride, è simpatica, si arrabbia e diventa melodrammatica.
Alice è diversa. Alice non risulta simpatica, lei risponde a fatica e male,
sta male, è troppo seria.
Alis se ne sbatte altamente. Non ha nulla da perdere perchè è persa. In positivo.
Alice ha tutto da perdere. Alis ha già perso la faccia.
Alice ha una reputazione da difendere.
Alis si preoccupa di come si vestirà domani.
Alice per le prove scritte delle prossime settimane.
Alis la trascina nella vita, nella musica, nel frastuono del carnevcale che verrà.
Alice sta chiusa in casa a scrivere, in silenzio.
Alis è stravagante, ama i colori.
Alice si veste solo ed esclusivamente di nero.
Se sono come sono. Chi sono?
Bèh, ora direi Alice.
Alis non se ne starebbe qua, sul divano, con nausea e mal di stomaco e un bicchiere di coca-cola vicino, ad ascoltare le canzoni che ascoltava la primavera scorsa. Quado era lei a prevalere sulla buona coscienza di Alice.
Non so dire se questa è schizzofrenia, non credo, c'è chi la chiama pazzia, chi con altri nomi, e poi ci sono tutti gli altri. Che la chiamano adolescenza.

martedì 3 febbraio 2009

Extraterrestre...


No. Io non credo che vorrò tornare in dietro.
Se mai qualcuno percepirà il mio segnale.
Se mai troverò un pianeta su cui ricominciare.
Forse la mia vita si può ancora rattoppare.
Si può ancora indossare. Fattostà che mi trovo a disagio.
Con questo vestito che non mi si addice. Che mi va largo alle volte,
stretto alte volte.
Ricominciare. Perchè si può fare.
Ma non saprei come.
Per esempio, quando in un rapporto di amicizia o altro,
la fiducia va a farsi benedire, è inutile ricominciare.
Io non ho voglia di farmi ferire nuovamente.
Non ho nemmeno le armi per difendermi se non l'indifferenza.
E ci vuole coraggio per ricominciare.
Ci vuole più coraggio per dimenticare che per ricordare.

Extraterrestre portami via...
Voglio una stella che sia tutta mia.
Voglio una vita.

lunedì 2 febbraio 2009

Non io...



Già, questo si chiama proprio vivere col pilota automatico.
E non è che mi lascio trascinare dalla corrente restando dentro me stessa.
No. Mi sto adeguando al vivere in apnea.
Mi uniformo a questa esistenza grigia.
Ora sorrido, già.
Ce l'avete finalmente fatta. Mi avete finalmente domata.
Basta poco. 30 milligrammi.
Basta una minuscola dose per tenermi calma.
Per annientare ciò che ero. Che non sono più da tempo, oramai.
Non ho paura di stare sola con me.
Ho paura di stare sola senza me.
E questa non sono io.
Ed il solo rendermene conto mi fa impazzire.
Ma non posso far nulla. Subisco le azioni che mi trovo a compiere e che non farei mai se questa fossi io.
Non sono come sono.
Liberatemi. Salvatemi da me stessa.
Potrei dirlo, urlarlo.
Tanto della pazza mi hanno già dato tutti.
Non m'importa della reputazione che avevo.
Prima o poi ci pensano gli altri a ditruggertela.
Mi ritrovo a vivere da fuori. Osservando me stessa.
Questo è sopravvivere. Mutare di personalità,
per mano altrui, perchè avevo capito troppo presto come va il mondo.
A rotoli.
LASCIATEMI STARE! TUTTI.
Quando ho bisogno sono io che cerco aiuto. Da chi voglio.
Dalle, dall'unica persona di cui mi fidi.
Dall'unica che non direbbe mai nulla. A nessuno.

domenica 1 febbraio 2009

Zucchero elettronico


Le persone non cambiano. È che col tempo, il tempo le complica un po' di più.
Non perdonerò. Più.
Non mi nasconderò. Non più.
È passato un anno. Da cosa?
Da niente.
Da febbraio dell'anno scorso.
Ora rido. Mi vesto colorata. Studio.
Direi che sto migliorando. Peggiorando? Non sta a me deciderlo.
Forse sono semplicemente un po' più cinica e fredda e distaccata in certe situazioni.
Forse sono più sensibile e ho paura d'esser ferita.
Forse non sono nemmeno io.
Forse.
Se Dio mi volesse in pace mi ci avrebbe fatto.
Mi sembra di viviere una vita preconfezionata.
Dei sentimenti sottovuoto.
Emozioni che sanno di cibo d'ospedale. Di nulla.
È da tanto che non mi arrivano più crisi.
E mi chiedo se non sarebbe meglio liberarsi dal pensare.
Così mi ritrovo drogata da un suono sintetizzato,
l'avreste mai immaginato?
E riaffiora il panico depressivo. Sa di melassa e zucchero, elettronico.
Vivo col pilota automatico, infatti ultimamente rido per niente,
e non mi nascondo più dalla gente.
Mi trovo presente. Sempre assente.
Perchè molte volte una crisi è tutt'altro che folle, è un'eccesso di lucidità.
Ed è tanto che non arrivano più crisi. Botte di vita.
Questo vuoto esploderà.

mercoledì 28 gennaio 2009

Distortion

Sto imparando a vivere. Vivere nei sogni e accettare la realtà
come una fase di transizione.
Si può morire. Tutti moriremo, almeno una volta, crescendo.
Per poi resuscitare.
Non è detto che ciò sia positivo, si può migliorare peggiorando.
E il riuscire a conquistare la libertà di poter rinascere, è uno degli scopi fondamentali per non soccombere.
Ora sono fermamente convinta che sia possibile vivere morendo e mamare odiando.
Queste consapevolezze improvvise, illuminismi lampanti,
vanno e vengono sul mio volto.
Fuori dal tempo.
E lì vi esprimono un sentimento tra sdegno e stupore, che so bene cosa significa.
Significa che tutto è passato in un fulmine, che il sogno è svanito all'alba.
Come sempre, in un battere di ciglia, e che non c'è altro.
È tutto qui.
Così mi trovo a convincermi circa la realtà...
E non mi bastano i sogni.

lunedì 26 gennaio 2009

I colori

Ok. Adesso basta.
Adesso è ora di tirare fuori i colori.
Basta con tutto questo nero. È ora di un bello psico-dramma,
ovvero il distacco dai modelli predefiniti.
E chi mi ama non mi vuol correggere, ovunque io vada.
In fondo si tratta solo di essere buoni o cattivi.
E chi mi vuol bene non mi ferisce. Così ho portato la mia anima
lontano da chi la contamina. E alla svelta. E non si può tornare indietro.
E l'indifferenza è mille volte meglio della vendetta.
E la gente è conarda. A essere espliciti ci si mette in gioco. Si scende sul ring.
Non ho voluto vincere. Semplicemente non ho voluto perdere.
Tutto qui. Chi mi ama mi segua e se mi fermo sparatemi. Però ogni tanto
fatevi anche i cazzi vostri.
Potrei migliorare peggiorando.
E, per quanto riguarda l'amore...
Non ho più la forza di fargli ciò che ha fatto a me.
Non lo cerco e non ne parlerò più. Almeno per un po'...
Ora ho i colori.
"E il tuo principe?" "Ah, dimenticavo, l'ho trovato."

venerdì 23 gennaio 2009

"E se non passa?"


Lei, a volte fin troppo sincera, ma così amica, gliel'aveva detto un mucchio, un pacco in gergo adolescenziale, di volte.

Non è che Alis era, mio Dio, innamorata; non era nemmeno da pensare che!

Semplicemente era restata un po' sconvolta, cazzo.

“Passerà.”

Ma alla nostra pazza ciò sembrava impossibile.

“E se non passa?”

Poi quell'altra, che ora girava testa china, aveva messo in giro certe voci...

Ma sbisciate e prese per il culo non ci riguardano. Il fatto è che la vecchia Alis aveva proprio accusato il colpo.

Voglio dire, lei era la più ribelle di tutti, e da un giorno all'altro ce la ritroviamo poeta e disertrice dei suoi pomeriggi domenicali vuoti e nihilisti, sdraiata senza scarpe sul tappeto della sua camera, sguardo fisso al soffitto, impotente e con la pazzia per amica e la morte come guardaspalle.

Con la consapevolezza che il punk, la sua oramai vecchia ragione di vita, il metal, l'unico amore di altri, la new wave e così via, non fossero poi così diversi tra di loro; dietro a tutti c'è la droga.

Perdonatela, anzi, no. Ma quella stupida era arrivata a pensare che fossero solo, già s-o-l-o musica.

Poi arrivava il lunedì e si accorgeva che no, non le era ancora “passata”.

Stupida cotta tardoadolescenziale.

Poi, del resto, passavano i giorni anche nel soffocante e bigio Liceo di Bellinzona. E tornava domenica, e arrivava il pomeriggio.

E, hai voglia.

Così, ingoiava e mandava giù pastiglie di vita. Perchè, ammettiamolo, il mondo fa schifo. E ci stanno ingannando tutti. Sia quelli cattivi che quelli santi.

E alla fine son poi tutti maledetti allo stesso modo. Pensava. Poi si perdeva nuovamente. E piangeva, rideva istericamente, si disperava.

E di nuovo a parlare sottovoce al telefono con lei, sia mai che la Mutter si aggiri nei paraggi...

Così sorprendersi a farsi la stessa, logorrica, inutile domanda.

“E se non passa?”


Oggim però, l'aria è cambiata. Se n'è accorta. C'è già voglia di carnevale, coriandoli e bignè allo zabaione. Come potete darle torto, sui bignè allo zabaione?

Fattostà che aveva voglia di questo febbraio che stava arrivando, trascinandosi con sè un lungo strascico di struggenti ricordi di quel ch'era un'anno fa.

Una vita fa.

E s'era comprata una giacca nuova, sapete? Come se ciò potesse aiutare a, non dico dimenticare, ma perlomeno vivere nel presente. L'aveva indossata, era andata a scuola. E, arrivata in classe, la nostra tardoadolescenziale confusa s'era fatta per l'ennesima volta quella domanda.

Quella fottuta e maledetta domanda.

“E se non passa?”

Ma, oggi, c'era del nuovo. E sedendosi al banco se ne accorse.

“Era passata.”

martedì 20 gennaio 2009

Confusione tardoadolescenziale


La vecchia Alis, la frangia finalmente lunga tanto da coprirle mezzo viso,
tanto da poter nascondere quegli occhi ultimamente molto lucidi,
ma che volete?! È il vento...
Occhiaie e una scatola di Kleenex battezzata "Jack".
Non era messa molto bene, converrete.
Pensava a gennaio dell'anno prima, quando le riusciva, sapeva ancora vivere.
Poi pensava che forse se non pensava avrebbe resistito di più.
E subito dopo si domandava se non fosse vero che quando si vuole soccombere, allora,
si resiste più a lungo.
Poi si contraddiceva chiedendosi se non fosse il pensare stesso a tenerla in vita...
Confusione tardoadolescenziale.
Così la sua mente s'incamminava nuovamente verso i ricordi di quando ella era disposta
a mettere coscienza e controcoscienza sotto la suola delle scarpe, perdonatemi, degli anfibi,
e cercare solo quel che la faceva sentire felice. Che la faceva star bene. Che la faceva ridere.
Viva. Cresta viola da punk periferico e voglia di morder la vita come una torta di mele calda, col gelato alla vaniglia che si scioglie sopra.
Ma ricette varie ed economia domestica non ci riguardano.
E, è ben noto, che se non si riesce a far qualcosa ci manca un ingrediente.
Niente torta. E a lei mancava il saper vivere.
Sen'era volato pure quello stupido 2008. E già sapeva di vecchio come il suo libro di poesie di, perdonatela e poi fucilatela pure, Baudelaire.
Tutt'altra faccenda confronto ora.
Dove non sa nemmeno spiegarsi quel violento sentimento che scorre nelle sue vene, nei confronti di quell'altro disgraziato.
Amore? No. Non lo chiamerei così, e non lo chiamerebbe nemmeno lei in questo modo.
Amore è incondizionato, amore è libertà, amore è anarchia e gioia.
Lei si sente incatenata ogni giorno di più a terra, vedendolo. Come un cane alla catena.
E lui, con quel suo trascinarla nella folla, nella vita, la sta trascinando sulla strada per l'autodistruzione.
La nostra Alis non sa come sia successo, se ne vergogna molto e trova imperdonabile il fatto di amarlo. Mio Dio... Amarlo... Diciamo il fatto di essere la sua vittima.
Che errore madornale, converrete, ma che volete che vi dica?!
Doveva pur succedere a quest'età...
Così ora con falsa indifferenza si allontanerà da lui e strapperà le radici di un'assurda gelosia, romperà le sue catene e sarà libera.
È solo una vittima innamorata del suo carnefice...
Ma lei è pazza?
In definitiva, è all'inizio di una strada che non va da nessuna parte?
È all'inizio di una strada che porta in alto?
È nel gruppo? È fuori dal gruppo?
Mah. Buonanotte.

domenica 18 gennaio 2009

Ferita


Osservo il sangue,
la tua ferita che in me
non cicatrizza mai.
E rido, sull'orlo del precipizio,
all'angolo di ciò che è successo;
e fa lo stesso.
Io che t'amo, quale penitenza,
t'imploro di non sorridermi
più. Smettila di trascinarmi
dalla parte
della vita.
Ti prego. E intanto il sangue
scorre.
È come morire, resuscitare
e vivere. E ridere. Riderne.
All'angolo della banalità, sotto
la pioggia battente.
Ho in tasca frammenti del mio
cuore.
Capaci di felicità
impossibili...
E il mio amore,
la mia morte, rovina,
per te. Mio boia.

martedì 13 gennaio 2009

Analisi di coscienza ore 04.32


"Cado spesso ultimamente..."
"Allora, forse significa che non hai toccato il fondo."
"C'è un'altro fondo, credo, quando ci sembra d'aver toccato il fondo, il fondo che siamo noi stessi a cercare, quello che scaviamo con le nostre mani. La fine di tutto, la nostra rovina."
"Allora alzati, lavati il viso e corri fuori. C'è il sole."
"Non ne ho più la forza...
E dentro piove."

venerdì 9 gennaio 2009

Dietro Le Spalle...


"Ma mamma, così facendo il tuo amico si renderà ancor più ridicolo!"
"Ma non posso farci niente..."
"Beh, digli che alle volte è meglio rendersi ridicoli da soli che farsi rendere ridicoli da qualcun'altro."
"Alle volte la gente che tenta di ridicolarizzarti è la prima a fare brutte figure."
"Sì mamma, ma alle volte ti fa fare brutte figure, come dici tu, o meglio ti mette a disagio nei confronti di qualcun'altro inconsapevolmente."
"Allora non ragiona o è insensibile."
"O semplicemente parla troppo. La gente parla, parla e parla finchè non trova qualcosa da dire. Farebbe molto meglio a chiudere il becco!"

Vorrei sprecare due parole su una questione che mi fa incazzare, se così si suol dire, ovvero quella di venir fraintesa e ritrovarmi in una situazione di disagio ed imbarazzo per mano, o meglio dire, bocca altrui.
È orribile quando tieni stretti i tuoi pensieri, i tuoi segreti e poi li ritrovi già svelati. Da qualcuno di cui ti fidavi.
È così terribile che per primo istinto ne diresti o daresti quattro a quella persona.
Soprattuto se questa, pochi istanti prima, ti ha fatta sentire in colpa di non , mio Dio, parlarle più, di trascurarla e che quella non è gelosia ma dispiacere.
Certo. Come no. Beh, allora diciamo che la mia non è rabbia ma istinto omicida.
Ora devo sbloccare tutta 'sta situazione del cavolo. E non ne ho nemmeno la forza nè tanto meno la voglia.
Devo parlare con lei, con lui. Lei che non dovrà proprio ribattere nulla.
Lui che... Non so. Credo che non gli parlerò nemmeno più. Gli lascerò credere quello che vuole, giusto o sbagliato che sia. Anche se penso sia sbagliato. Ma non importa, non più oramai.
Non mi sono aspettata, non ho mai preteso nulla. Anche se sarebbe bastato poco. Sarebbe bastato trascinarmi un pochettino fuori da questa depressione; sarebbe bastato strapparmi anche per pochi attimi alla solitudine.
Ora mi basterebbe non essere in questa situazione.
Ma ciò che è stato è stato. No. Non piango sul latte versato ma a questo punto prendo la tazza e la spacco a terra. Con un tonfo sordo.
Rotta in mille pezzi perchè non si possa più incollare. Perchè non possa più tornare com'era prima come una qualsiasi reazione fisica.
E anche se si tenterà d'incollarla resterà sempre quella crepa. Quella stramaledetta crepa sarà lì per sempre come una cicatrice indelebile sui polsi; sarà lì a ricordare tutti i momenti passati che non saranno mai più.
Grazie a quella persona che ha causato ciò. Già. Grazie tante.
È ora di girarmi e cambiare la mia direzione, come la velocità negativa a fisica.
E non è un tornare indietro, perchè non si può, perchè quella cicatrice, quel segno non te lo permettono; no, è un ricostruire sulle macerie di una vita.
A partire dalle pastiglie, dai medici, dalla cartella clinica lunga una vita, da chi veramente ti vuole bene e magari ti ascolta piangere per più di un'ora al telefono senza dire nulla o dicendo cose che ti aiutano, chi non ti lascerebbe mai seduta al buio in disparte su una sedia coi sonniferi in circolazione, e perchè no, provando a far ritornare nella tua vita chi si sta rovinando. Aiutarlo, perchè quella persona ha aiutato te trascinandoti nei tuoi ideali, nella folla, nella musica, nella vita.
Già. Credo che lentamente ricomincerò a ricostruire.
Anche se mi sento incazzata, fraintesa, delusa.