venerdì 9 gennaio 2009

Dietro Le Spalle...


"Ma mamma, così facendo il tuo amico si renderà ancor più ridicolo!"
"Ma non posso farci niente..."
"Beh, digli che alle volte è meglio rendersi ridicoli da soli che farsi rendere ridicoli da qualcun'altro."
"Alle volte la gente che tenta di ridicolarizzarti è la prima a fare brutte figure."
"Sì mamma, ma alle volte ti fa fare brutte figure, come dici tu, o meglio ti mette a disagio nei confronti di qualcun'altro inconsapevolmente."
"Allora non ragiona o è insensibile."
"O semplicemente parla troppo. La gente parla, parla e parla finchè non trova qualcosa da dire. Farebbe molto meglio a chiudere il becco!"

Vorrei sprecare due parole su una questione che mi fa incazzare, se così si suol dire, ovvero quella di venir fraintesa e ritrovarmi in una situazione di disagio ed imbarazzo per mano, o meglio dire, bocca altrui.
È orribile quando tieni stretti i tuoi pensieri, i tuoi segreti e poi li ritrovi già svelati. Da qualcuno di cui ti fidavi.
È così terribile che per primo istinto ne diresti o daresti quattro a quella persona.
Soprattuto se questa, pochi istanti prima, ti ha fatta sentire in colpa di non , mio Dio, parlarle più, di trascurarla e che quella non è gelosia ma dispiacere.
Certo. Come no. Beh, allora diciamo che la mia non è rabbia ma istinto omicida.
Ora devo sbloccare tutta 'sta situazione del cavolo. E non ne ho nemmeno la forza nè tanto meno la voglia.
Devo parlare con lei, con lui. Lei che non dovrà proprio ribattere nulla.
Lui che... Non so. Credo che non gli parlerò nemmeno più. Gli lascerò credere quello che vuole, giusto o sbagliato che sia. Anche se penso sia sbagliato. Ma non importa, non più oramai.
Non mi sono aspettata, non ho mai preteso nulla. Anche se sarebbe bastato poco. Sarebbe bastato trascinarmi un pochettino fuori da questa depressione; sarebbe bastato strapparmi anche per pochi attimi alla solitudine.
Ora mi basterebbe non essere in questa situazione.
Ma ciò che è stato è stato. No. Non piango sul latte versato ma a questo punto prendo la tazza e la spacco a terra. Con un tonfo sordo.
Rotta in mille pezzi perchè non si possa più incollare. Perchè non possa più tornare com'era prima come una qualsiasi reazione fisica.
E anche se si tenterà d'incollarla resterà sempre quella crepa. Quella stramaledetta crepa sarà lì per sempre come una cicatrice indelebile sui polsi; sarà lì a ricordare tutti i momenti passati che non saranno mai più.
Grazie a quella persona che ha causato ciò. Già. Grazie tante.
È ora di girarmi e cambiare la mia direzione, come la velocità negativa a fisica.
E non è un tornare indietro, perchè non si può, perchè quella cicatrice, quel segno non te lo permettono; no, è un ricostruire sulle macerie di una vita.
A partire dalle pastiglie, dai medici, dalla cartella clinica lunga una vita, da chi veramente ti vuole bene e magari ti ascolta piangere per più di un'ora al telefono senza dire nulla o dicendo cose che ti aiutano, chi non ti lascerebbe mai seduta al buio in disparte su una sedia coi sonniferi in circolazione, e perchè no, provando a far ritornare nella tua vita chi si sta rovinando. Aiutarlo, perchè quella persona ha aiutato te trascinandoti nei tuoi ideali, nella folla, nella musica, nella vita.
Già. Credo che lentamente ricomincerò a ricostruire.
Anche se mi sento incazzata, fraintesa, delusa.

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