sabato 29 novembre 2008

Dedicata a voi. Cari. Falsi.


Adesso basta.
Basta subire.
Ora mi metto all'angolo e chiudo i pugni.
Guai a chi si avvicina. Non osate. Più.
Sto solo aspettando un colpo di scena. E non sarete voi a fottermi un'altra volta.
Falsi. Tutti. Senza eccezioni. Perchè quelli che credo eccezioni tra un paio di giorni
si riveleranno uguali a tutti gli altri.
I ricordi fanno male. Come recitava una stupenda canzone: "I tatuaggi fanno male anni dopo che li hai fatti ma per quel che ricordano."
E le ferite causate dalle frecciatine dietro le spalle non guariscono. Sanguinano ininterrottamente.
Tutte le ferite. Profonde. Indelebili. Come quei fottuti ricordi.
E tutti voi.
Via. Andatevene via. Perchè non servite. E soprattuto siete falsi.
Non ho bisogno che mi buttiate ancor più giù. Ho toccato il fondo da più di una settimana.
E si vede. Lo so. E allora?!
Ora non ho voglia di farmi nuovamente largo a spintoni. Me ne starò qua.
Accucciata a terra.
Me ne andrò da sola. Tranquilli. Sarò io a liberarvi di me.
A terra. Nuovamente. Con sogni di latta da prendere a calci lungo la strada.
Ed un mazzo di fiori di kleenez e pastiglie per amiche.
È tutto ciò che rimane. Che serve. Che non fa male.
Pugni chiusi. Cuore pure.
Fan***o!

venerdì 28 novembre 2008

Vaccinazioni e neve...


Diario di Alis, in data 27 novembre 2008...

Sarebbe bello. Già, ci vorrebbe la neve. Per poter tornare indietro a quando eravamo bambini. A quando non avevamo pensieri o preoccupazioni ed il crimine più grave che commettevamo era rubare la marmellata dalla credenza.
Quando le magliette erano larghe e cadevano senza forme e noi giocavamo a fare le donne. Quando l'amore era il più vero, senza forme, senza chiedere più di un bacio sulla guancia.
Quando il futuro sembrava tutto rose e fiori.
Già, ci vorrebbe proprio una bella nevicata. E una sana battaglia all'ultimo sangue.
Giusto per dimenticare tutto per un secondo, per far finta che non sei qui, che non sei tu. Ma quella bambina di un tempo. Senza problemi.
Un'attimo sospeso nello spazio in cui rifugiarti e medicarti le ferite. E sfilarsi le frecce dalla schiena.

Oggi, 28 novembre 2008...

Nevica. E non accenna a smettere.
Niente battaglie.
Siamo grandi e vaccinati.
Ho sempre odiato le vaccinazioni.

4 mg. Da domani. E poi diventeranno 8 mg.

sabato 22 novembre 2008

Lips Like Morphine... (Kill Hannah)

Già, come morfina...
Perchè possa finalmente metter fine a questa mia inutile sofferenza.
A questa mia autodistruzione.
Perchè mi possa finire una volta per tutte.
Perchè sono stufa di restare qui. Dove mi hai abbandondata tu.
Nel "boulevard of broken dreams".
Senza una coperta da usare nelle notti fredde. Senza insegnarmi a cogliere un fiore. A scrivere una canzone.
Ma ora non ho più paura. Ne avevo prima.
Perchè tu, ora, te ne sei andato. Senza pietà per me.Ti ho donato troppo amore, forse.
Che gesto imperdonabile.
Forse te ne sei andato prima di vedere i tuoi sogni, i tuoi desideri, come tutti i nostri: frantumati come specchi dove la tua immagine non di potrà mai più riflettere.
Forse non volevi semplicemente che la vita ti sommergesse spegnedoti lentamente.
Forse sei stato più furbo di me. Di tutti noi.
O forse no.
Mi fermo un attimo a riprender fiato, sotto la pioggia.
All'angolo della banalità.
Uh? Una melodia. Chi è che canta? Una voce nel mio cervello. È strano come certe canzoni che hai sempre ascoltato si riempino improvvisamente di significato.
È strano come certe canzoni ti vengano in mente in certi momenti.

♪♫

Knock me out (knock me out),
Knock me out (knock me out).
Cause I’ve waited for all my life,
To be here with you tonight.
Just put me on my back,
Knock me out again.

♪♫


venerdì 21 novembre 2008

Giornata ventosa. Inutile.


La mia vita è un anigma privo di soluzioni.
Come già detto, non ho più energia da sprecare per tentare di risolverlo.
Ora lascerò che sia nuovamente il veleno a tenermi in vita.
Perchè son di nuovo morta dentro. Perchè questa non è vita.
Questo non è vivere.
È aspettare di morire.
Convivo da sempre con l'orrore ed il vuoto. Non lo sconfiggo e lentamente mi annienta.
Forse è solo questa maledetta malinconia e monotonia.
Ma ho capito che la vita non ha nessun dovere verso di noi.
E non perdona.
Così le ore, i gironi, le settimane, i mesi mi scivolano addosso e se ne vanno.
Non tornerà mai in dietro il tempo.
Magari a febbraio, quando stavo meglio.
Già, stavo meglio con quel vestito colorato. Era tutta un'altra cosa. Stavo bene perchè ero felice in quesl periodo; quando ancora ero una cosa proibita, una cosa selvaggia...
Stavo meglio, sì.
E ora mi chiedo solo se essere onesti conta.
Sono un'incognita senza soluzioni. Equazione impossibile. Uno zero al cubo.
E nonostante éla mia repulsione, l'orrore è dentro me. E non accenna ad andarsene, via.
Così assisto inerme alla mia distruzione. O resurrezione, non lo so.
E non mi oppongo.
L'estate, i ricordi, gli amici, mi sono scivolati tra le mani come sabbia al vento.
Ed è forte, oggi, il vento.
Quel vento che non perdona. Che spazza via ogni certezza e cancella tutto e ti scompiglia i capelli.
Ora voglio solo restare invisibile per tutto il tempo che mi pare.
Fuori tutti. Via tutti. Non rompete.
Anche se non c'è nessuno che rompe. Mai.
So cosa ci vorrebbe, ora. E sono terribilmente stanca di scrivere sempre la stessa cosa.
Ma è al più vera. La più sincera. Ci vorrebbe l'amore.
Ma tanto non ne avrò mai. Non essere amati è semplice sfortuna, non amare è una vera disgrazie. Io sono incapace di amare.
Non dormo più, oramai.
E sono in astinenza.
È il veleno che crea dipendenza.
E ne ho un terribile bisogno. Ora.
È solo un'altra battaglia persa...
Tanto vale che mi finiate.
Avanti. E pure tu, caro, e pure voi due e l'altra.
Sparatemi.
Umiliatemi ancora.
Stropicciate la mia vita come un foglio di carta.
Per quel che può valere...

martedì 18 novembre 2008

Divagazioni...


Forse è preoccupante. Forse no. Non ne ho idea. Ma so che così non va. Nulla. Però, per ora, me ne starò ancora un po' qua. Ferma. Mentre il mondo scorre. Ma so che chi sta seduto a guardare e non scrive la sua storia non può decidere il finale.
Buono a sapersi.
Maledetti. Maledetti voi. Maledetti tutti. E anche te.
No. Non ci picchieremo, caro, ci siamo volute veramente troppo bene. Ma tu non puoi capire.
E nemmeno lei. Che non ha mai saputo nulla, capito niente. Ma il niente è tutto? Forse solo in certe circostanze. Ora non è restato più niente da dire. Devo solo vomitare. Nessuno crede che la sua vita possa essere semplicemente normale.
Tutti pensiamo che dovrà essere fantastica.
Abbiamo tutti grandi aspettative su chi saremo e su dove andremo.
E speriamo d'arrivare primi. Ma poi ci si accorge che il traguardo è lontano. Io non ho più energie.
Non ora. Non ho nemmeno più amore.

E a volte mi viene in mente quell'altro, sapete?
Questo pensiero feroce e malinconico s'imprime nella mia mente. Non se ne va, quel pensiero non se ne va, è fisso, inchiodato a martellate nel mio cervello.
Fermate il mio cervello. Fermatelo ora. Divagazioni. Mille pensieri che non portano a niente se non all'autodistruzione. Ma forse non è questa la mia strada senz'amore?

E non sono i capelli che coprono gli occhi, non sono le cicatrici e le lacrime nere.
È più in profondità. Il cambiamento è più in profondità.

E fa male. Molto.

Divagazioni. Anestesia. Mi sento anestetizzata, immobile, senza spazio e senza tempo. Mi sento come se qualcuno avesse premuto il tasto stand by della mia vita.
In attesa che accada qualcosa.
Cosa deve succedere ancora? Cos'è successo?
Niente. Non è successo niente. Perchè tutto questo non è vero. Sono in un limbo di pensieri ed emozioni. Ora conto fino a tre e apro gli occhi, neri.
Ma...
Questo, putroppo, è tutto vero.



Sono diversa,
a tratti.
Alle volte abbiamo
bisogno d'esser diversi.
Di allontanarci. Di allontanarmi
dal mio io.
Altre volte, bisogno
di ricercare noi stessi.
Sono anni che non mi trovo più.
Persa sulla strada per l'esasperazione
e crisi di nervi già da un mese.
Nella folla del dolore.
A testa china.
E gocce di sangue che si spengono a terra
indelebili.

domenica 16 novembre 2008

Cinque cose


Credo che non serva molto per amare una persona.
Secondo me una persona si può amare, o smettere di odiare, appena ci si rende conto
di quanto è umana.
Bastano poche cose. Basta poco.
Basta un niente.
Ma il niente è tutto. E il tutto, si sa, è niente.
Bastano cinque cose.

Io piango per una canzone,
amo i cartoni animanti,
ho un logoro pupazzo che conservo da quando son nata e non parto mai in viaggio senza di lui,
sono stata scottata dall'amore,
vivo per la musica.

Queste sono le cinque cose che, sotto le mie oscure vesti,
mi rendono umana.
Queste sono le cinque cose per cui vi sarà più difficile odiarmi.
Anche se sono quel che sono.
Ma allora, tanto vale.

giovedì 13 novembre 2008

Quando non si riesce a dormire... Si riflette...


La stanchezza prende il posto della
rabbia.
Le lacrime scivolano silenziose e oscure...
Il sangue sgorga, a fiotti,
atteso con ansia.
E un pezzo di ferro tra le mani.
Non mi oppongo. Mio onore.
La pena capitale è più che meritata.
Perchè?
- Non lo so.-
Ma la sentenza è quella.
Condannata
Senz'aver commesso alcun reato
se non quello d'esser
nata.
Colpevole.

martedì 11 novembre 2008

La verità...


La verità è che l'amore mi ha bruciata.
Quando ero piccola l'amore mi ha scottata.
E me ne stavo seduta sul mio prato a contare le stelle nel cielo.
La verità è che io non ho amato.
Quando ero piccola io non ho amato.
E non vi è rimedio. Il passato è passato.
E non si può tornare indietro e cambiarlo. Se gioventù sapesse...
Se vecchiezza potesse...
Il fatto è che ultimamente mi sembra che non sia più in tempo per
scrollarmi tutto e vivere. Per scordare tutto e ridere.
Per togliermi le scarpe e correrre a piedi nudi sul mio prato.
Ho tentato di rispondere a tutte le mie domande e a cercare di non
scappare per non essere costretta a rincorrermi più in là quando
avrò più anni e le risposte ancora vaghe.
Ma ci sono domande che non hanno risposte.
E siamo fatti per sbagliare...
E poi tornare indietro.
E desiderare sempre quello che sta dietro al vetro: quello che non potremmo mai avere.
Io desidero l'amore. Quello vero.
Quello fatto di sogni, speranze, parole, rumori, giorni, attese, nuvole e baci.
La verità è che la musica mi ha salvata.
Quando ero piccola la musica mi ha salvata.
E me ne stavo seduta sul mio prato con le cuffie a sognare.
L'amore.

giovedì 6 novembre 2008

Un sogno...


Sta notte ti ho sognato.
Te ne stavi seduto sul bancone della cucina.
Come me, da quando sono piccola. Da quando ho imparato a salirci.
Te ne stavi poggiato lì ed io ti osservavo. Chiedendomi da dove
fossi venuto. Mi assomigliavi. Ma assomigliavi solamente a me.
E a nessun altro. Perchè quell'altro se n'è
già andato. Una nuvola che è tornata in cielo a spartirsi l'azzurro con gli altri fratelli.
Ti guardavo, poi, imboccandoti, hai sorriso.
E d'un tratto, in quel buio, nel mio buio, s'è acceso un lampo di certezza:
sì, c'eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata.
Mi si è fermato il cuore.
E devo ammettere che ho avuto un po' di paura. Di te. Del caso che ti ha strappato
al nulla, per agganciarti a me.
La vita è una tale fatica, è una guerra che si ripete ogni giorno e i suoi
momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele.
E sai che ti dico?
Il mondo era strano. Anche la cucina, con te, era diversa.
Tu sei qualcuno che scompiglia i piani e ne crea di nuovi.
Perchè sai, nulla è più come era prima.
Le strade, i muri, le auto, le grondaie, le bottiglie, le coperte stese ad asciugare, perfino le tazze nel lavandino, il cane sul tappeto, la macchia sul divano e il caffè nella dispensa, la musica e le mani ora hanno te.
Mica lo sanno, eh?! Non è qualcosa che si vede. Però lo capiscono di colpo,
appena accade.
E dopo è semplicemente tutto in un altro modo.
A guardarle così, superficialmente, saranno ancora e proprio, muri, auto, grondaie, bottiglie, coperte stese ad sciugare, perfino tazze nel lavandino, cane sul tappeto, macchia sul divano e caffè nella dispensa.
Pure musica e mani.
Ma con in più te. È sempre una gran cosa quando aggiungi invece di sottrarre.
E che m'importa se sei cominciato per caso o per sbaglio?
Anche il mondo in cui ci troviamo non incominciò per caso e forse per sbaglio?
E tu non sei uno sbaglio. Non per me.
Con quel sorriso sdentato. E gli occhi identici ai miei.
E sai, lui, che se n'è andato.
Lui si sbagliava a credere che io non creda nella vita...
Ci credo! Ci credo! E mi piace.
Anche con le sue ingiustizie, le sue infamie, le sue tristezze...
E intendo viverla ad ogni costo. Anche con te.
Non voglio dimenticarti. Piccolo.
E quel che ricordo lo porto con me.
Non lo scordeò...
Come lui ha fatto. Con me.

mercoledì 5 novembre 2008

Ancora tre anni.


Eh, sì quella è Alis.
È vero che non parla più coi suoi.
Un giorno, giura al cielo, al sangue,
se ne andrà via da qua.
E non si volterà. Nemmeno morta.
Soprattutto morta. Altri tre anni. Solo.
Passano in fretta.
E per ora, resisterà ancora un po'. A pugni col mondo.
O no?
Non lo so. Non lo sa nemmeno lei.
Ora cerca solo un sogno in fondo al pianto.
Tenta di non annegare
in lacrime nere. Quello sguardo oscuro che la protegge, quante
discussioni anche per quello.
Per tutto.
Vorreste sapere cosa ha passato?
Che cosa ha pensato?
Che cosa vorrebbe?
No. Anche perchè non va bene. Nulla.
Lei non sarà mai così. Perfetta.
Lei è quella strana. E non cambierebbe per nulla al mondo.
E osserva le cicatrici; ma le parole fanno più male.
Soprattutto quelle dette senza umiltà, solo così, per far rumore.
Ma son quelle più vere. E non si scordano. E fanno male. Molto.
Ora ha chiuso a chiave la porta della sua cella. E ha ingoiato la chiave.
E non l'aprirà più per niente al mondo. Per nessuno. Tanto meno
per loro. E per lui. Basta.
Chiamatela patetica, chiamatela emo, chiamatela come ca**o vi pare!
"Dove se n'è andata quella bimba?"
"L'ho persa in una rissa piena di odio. Col mondo."
Aspetta solo un segnale per rompere il silenzio col sasso che ha
nello stomaco. E con gli anfibi.
Le viene da chiedersi perchè è ancora qui.
Semplice. Non può scappare. Intrappolata in un rotolo di disillusione.
Ancora tre anni.
E non ascolterà le ultime parole di nessuno. Non è restato niente da dire.
Vive la menzogna ma vive davvero la sua vita.
In nome dello squallore.
Loro non capiscono. E non capiranno mai.
La vita è sua! E tra tre anni se la riprenderà.
Deve solo aspettare...
Lei, ragazza di strada. Ferma. Sotto la pioggia.
A piangere, all'angolo della banalità.
Ha bisogno di un sogno. Solo quello.
Per ancora tre anni.
Per ora alzerà il volume delle cuffie.
E lascerà che la pioggia si mischi al sale delle lacrime.
Finchè basterà.

domenica 2 novembre 2008

Uno stupido sbaglio...


Te la devi tenere ben stretta questa lurida vita.
Tu, inconsapevolmente, stupidamente strappato al silenzio.
Al buio.
Almeno tu non fare i miei stessi errori. Non te lo perdonerei mai.
Come non mi perdono il fatto d'averti fatto questo torto.
D'averti fatto cominciare tutto il tutto con uno strappo a freddo,
istantaneo e brutale come tutti gli inizi.
Una goccia di vita scappata dal nulla.
Per caso. Per uno sbaglio altrui.
Ma la vita esiste per puro caso. Nessuno scopo, nessun disegno.
Tutto avvenne perchè poteva avvenire, quindi doveva avvenire,
secondo una prepotenza che era l'unica prepotenza legittima.
Sarà stata colpa del mio cuore. Di quel dannato sentimento violento che scorre
nelle vene. Che può uccidere. Come, o peggio di una droga letale.
Ma che ne sai tu? E che ne so, in fondo, io?
Niente.
Ma caro è la vita. E fa schifo. Lo so. Ed è crudele sentirtelo dire.
Soprattuto da parte mia. Dell'unica che ti conosce così.
Di quella che t'ha portato o riportato alla vita.
Inconsapevolmente. Incoscientemente.
Ora in questa camera triste di questo mondo triste, troppo vuota,
con te.
Non so come impiegare il tempo che gocciola vuoto.
Ma io ho altri doveri verso quella che qualcuno osò chiamare vita!
Io non ho e non avrò mai tutto questo tempo da dedicarti.
Mi viene il vomito al solo pensiero.
Ma vale la pena esser nati?
Non lo so.
Ti dico addio. E già mi manchi.
Io credo che valga la pena. Vivere.
Anche a costo di esser sbagliati, o perlomeno
sentirsi sbagliati; anche a costo di vedere il mare negli occhi sbagliati;
anche a costo di stravolgere tutti i propri piani per uno sbaglio.
Uno sbaglio d'amore.
Anche a costo di soffrire. Anche a costo di morire.
Ma non è facile scegliere. Non è facile scegliere tra la vita e la morte.
Soprattuto se non è la tua, di vita.
Ma tu non sei sbagliato. Non sei uno sbaglio.
Quello sono io.
Col mio stupido coraggio. Col mio stupido cuore.
Con quei stupidi sogni e quella luna troppo grande che filtrava dalla finestra.
Ma chi lo sa cosa è giusto?
Io non mi sento in grado di decidere. Io non ho il permesso.
E non mi permetterei mai.
Ma io non voglio insegnarti, non voglio importi la vita.
Ma nemmeno la morte.
Non lo so.
Ora basta.
La vita esiste.
E mi passa il freddo a dire che la vita esiste. Mi passa il sonno. Il pianto.
Mi sento io la vita.
La vita non ha bisogno nè di te nè di me.
Ed io, ora, mi dimetto da falsa poeta.