domenica 2 novembre 2008

Uno stupido sbaglio...


Te la devi tenere ben stretta questa lurida vita.
Tu, inconsapevolmente, stupidamente strappato al silenzio.
Al buio.
Almeno tu non fare i miei stessi errori. Non te lo perdonerei mai.
Come non mi perdono il fatto d'averti fatto questo torto.
D'averti fatto cominciare tutto il tutto con uno strappo a freddo,
istantaneo e brutale come tutti gli inizi.
Una goccia di vita scappata dal nulla.
Per caso. Per uno sbaglio altrui.
Ma la vita esiste per puro caso. Nessuno scopo, nessun disegno.
Tutto avvenne perchè poteva avvenire, quindi doveva avvenire,
secondo una prepotenza che era l'unica prepotenza legittima.
Sarà stata colpa del mio cuore. Di quel dannato sentimento violento che scorre
nelle vene. Che può uccidere. Come, o peggio di una droga letale.
Ma che ne sai tu? E che ne so, in fondo, io?
Niente.
Ma caro è la vita. E fa schifo. Lo so. Ed è crudele sentirtelo dire.
Soprattuto da parte mia. Dell'unica che ti conosce così.
Di quella che t'ha portato o riportato alla vita.
Inconsapevolmente. Incoscientemente.
Ora in questa camera triste di questo mondo triste, troppo vuota,
con te.
Non so come impiegare il tempo che gocciola vuoto.
Ma io ho altri doveri verso quella che qualcuno osò chiamare vita!
Io non ho e non avrò mai tutto questo tempo da dedicarti.
Mi viene il vomito al solo pensiero.
Ma vale la pena esser nati?
Non lo so.
Ti dico addio. E già mi manchi.
Io credo che valga la pena. Vivere.
Anche a costo di esser sbagliati, o perlomeno
sentirsi sbagliati; anche a costo di vedere il mare negli occhi sbagliati;
anche a costo di stravolgere tutti i propri piani per uno sbaglio.
Uno sbaglio d'amore.
Anche a costo di soffrire. Anche a costo di morire.
Ma non è facile scegliere. Non è facile scegliere tra la vita e la morte.
Soprattuto se non è la tua, di vita.
Ma tu non sei sbagliato. Non sei uno sbaglio.
Quello sono io.
Col mio stupido coraggio. Col mio stupido cuore.
Con quei stupidi sogni e quella luna troppo grande che filtrava dalla finestra.
Ma chi lo sa cosa è giusto?
Io non mi sento in grado di decidere. Io non ho il permesso.
E non mi permetterei mai.
Ma io non voglio insegnarti, non voglio importi la vita.
Ma nemmeno la morte.
Non lo so.
Ora basta.
La vita esiste.
E mi passa il freddo a dire che la vita esiste. Mi passa il sonno. Il pianto.
Mi sento io la vita.
La vita non ha bisogno nè di te nè di me.
Ed io, ora, mi dimetto da falsa poeta.

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