domenica 13 dicembre 2009

Fame. Di vita.


E non comprendo ancora la ragione per cui un uomo a un'altro uomo fa la guerra.
Non comprendo tante, troppe cose. Forse il fatto è che alle mie domande ho già risposta.
È questa sensibilità maledetta, questa predisposizione alla consapevolezza dura e cruda della vita. Io trovo risposte in uno sguardo e sorrido. Sorrido a chi, imbarazzato, non riesce ad incorciare il mio, di sguardo.
Io so. E non me ne curo. E, a chi chiede, rispondo.
Rispondo che la vita è altra cosa. Sorrido. Il fatto è che io, la vita, non la temo. Il fatto è che non ho bisogno di un falso gusto dolce in gola per affrontarla. Credo che la vita sia una mela, ma sì diciamo pure una mela avvelenata.
Parlate pure. C'è solo una cosa peggiore al sentire sparlare di sè, non sentire sparlare di sè.
Avanti. E guardatemi. Guardatemi pure in questi occhi stanchi, che annuirò ad ogni singola cattiveria che direte.


giovedì 3 dicembre 2009

Moriremo, crescendo


Il mondo mi osserva mentre con la mia bustina pesco sogni in una tazza di té, tentando di convincermi circa questa realtà distorta di cui percepisco a tratti l'esistenza.
Vivo la vita come una serie di nascite e morti: moriremo, crescendo. Potremmo tuttavia migliorare peggiorando, odiare pur continuando ad amare. Credo comunque che quest'ultimo paradosso sia in ogni caso irreale.
Ma in fin dei conti, cos'è presente, reale e cosa immateriale? So per certo che i sogni, i miei incubi, svaniscono all'alba, eppure sono pur sempre presenti nella loro immaterialità. Reali sono le parole, transustanziazione di pensieri immateriali... "Vedi di non fare più incubi, buona notte."
Immateriali sono pensieri reali non espressi... "Come posso riuscire a cessare di sognare incubi se il protagonista sei tu?"
Labili illuminismi che mi portano a vagare alla ricerca del reale e l'immateriale, e cioè del confine tra le nostre morti e le nostre rinascite perpetue. Nel frattempo vivo, viviamo noi tutti, ed arranchiamo per la monotonia quotidiana. Questo ho appreso dalla mia malinconica rassegnazione alla solitudine, mentre la noia cola lentamente in giornate come queste.
Così talvolta mi desto dal torpore del sonno, mi trovo a convincermi circa la realtà, e non bastano i sogni a smussare tale amara consapevolezza che, tuttavia, "si sta come d'autunno,/ sugli alberi/ le foglie."