sabato 28 marzo 2009

Marzo, 25. Vento.


Sarà che è vero ciò che cantano i Bluvertigo, ovvero che con una crisi riaffiorano alcuni ricordi che credevi persi, sarà che oggi c'era un vento pazzesco che aveva l'aria di voler spazzare via tutto e tutti.
Sarà che semplicemente come sai, quando sono sola, scrivo. Perchè ti scrivo? Non lo so nemmeno io.
So che questo ha tanto l'aria di essere un addio, non è così, non fraintendermi. Forse ti scrivo perchè certe cose, certe emozioni, certi pensieri non vengono in mente parlando.
Quante ne abbiamo passate, quanta vita abbiamo vissuto, quanta strada abbiamo percorso, insieme.
Fino ad ora.
Nella nostra vita dobbiamo fare delle scelte più o meno consapevoli, arriviamo a dei bivi e alle volte la scelta non si limita ad una destra o una sinistra, alle volte ci viene offerto un ventaglio così ampio di possibilità che noi facciamo fatica a scegliere. In un certo senso diversi fattori ci hanno portate su due strade molto lontane l'una dall'altra.
E penso che ora nessuna emozione può essere tanto grande da farci avvicinare. Tutte quelle incomprensioni, tutti quei silenzi sono forse semplicemente dettati e in un certo senso costretti dalla lontananza, dai nostri problemi, dalle nostre sofferenze.
Forse siamo programmate male: tu fai un passo avanti e io indietro, io faccio un passo avanti e tu uno indietro. E se i nostri movimenti sono così scoordinati è impossibile incontrarsi.
Di ciò non incolpo nessuno, non incolpo noi. Non so perchè sia andato tutto a finire così, come cenere in un piatto, non so nemmeno dove siano quelle ragazze che eravamo e che ora non ci sono più. Francamente credo che sia anche inutile e soprattutto doloroso voler cercare sempre un perchè. Perchè crediamo che, una volta trovate le risposte, diventiamo più forti. Alle volte fanno più paura le risposte che le domande.

domenica 22 marzo 2009

Crisi

Non ho molto da dire. È stata una crisi violenta.
Forse sarebbe bastato solo un'abbraccio. Solo questo...

sabato 21 marzo 2009

Che mangino Le Brioches!


Perchè capitavano serate come queste.
Sere dopo pomeriggi vuoti,
o troppo pieni da rovesciasi addosso a lei e travolgerla...
Capitava continuamente di ripensare a quegli anni di puro dolore.
Che ancora adesso non riusciva a sfogare.
Sensazioni di orrore e disgusto immense.
Le capitava di provarle nuovamente sulla propria pelle come
se le stesse ancora vivendo, ciò accadeva anche solo raccontandole.
E le bruciava qualcosa nello stomaco.
Quella rabbia verso sè stessa ora era rivolta verso quegli infami.
Ma bruciava ancora. E faceva male. Molto.
E sebbene sua madre fosse stata così disponibile, le ci voleva
un'amica, un amico, in serate come queste.
Qualcuno però di veramente sincero, qualcuno che non aveva ancora mai incontrato.
In serate passate ascoltando canzoni strappalacrime,
lasciando che le lacrime scorressero libere e bruciassero sulle ferite,
lasciando che quel male sempre più simile ad un ulcera sfogasse
tutto il dolore e quando questo diventa insopportabile
prendere una pastiglia e andarsene sotto le coperte.
Le ci voleva qualcuno in serate come queste.
Quando veniva "paccata" per l'ennesima volta.
Anzi, d'ora innanzi basta.
Non ne avrebbe più parlato. Faceva veramente troppo orrore e dolore per il suo corpo indebolito dalle cadute e dalle ferite.
Non avrebbe pu cercato nessuno.
Non voleva più fare la marionetta.
E se gli altri l'avrebbero cercata, per bisogno,
se a questi fosse mancato il pane...
Che mangino le Brioches!

mercoledì 11 marzo 2009

Aspettare...


Si vive così, un po' per caso un po' per sfortuna.
Si vive quest'esistenza ripetendoci ogni giorno, ogni minuto che la nostra esistenza dovrà essere speciale, perfetta.
Poi ci si consola dicendosi che la perfezione non esiste, che accade tutto per puro caso oppure che è tutto già scritto, prima di tornare a pensare alla nostra unicità.
Non si tratta di egoismo. Capita a tutti. Capita spesso.
Nessuno crede che la sua vita possa essere semplicemente normale.
Siamo tutti pieni di aspettattive. Ci attendiamo tutti il massimo.
E poi ci sentiamo ingannati quando le nostre aspettative vengono deluse.
A volte quello che ci aspettiamo, a confronto con ciò che non ci aspettiamo impallidisce.
Dovremmo chiederci perchè ci aggrappiamo a queste aspettattive, alle nostre aspettattive.
Io vedo il vuoto. La mattina, all'entrata di questa scuola, nei discorsi banali dei compagni, nel piatto del pranzo, nella sera, nella musica.
Non ne ascolto quasi più.
Nulla riesce a colmarmi. Vedo il vuoto e mi sento vuota.
Alle volte basterebbe solo un'abbraccio sincero. Qualcosa che abbia consistenza, materia, e non solo apparenza.
Perchè quello che ci aspettiamo è il nulla. Quello che ci aspettiamo ci fa stare fermi.
Forse è solo l'inizio. Ma non ne sono certa.
Sono certa però che quello che non ci aspettiamo è meglio.
Quello che non ci aspettiamo non lo possiamo giudicare, non possiamo essere prevenuti, non lo possiamo denigrare.
Ed è proprio quello che non ci aspettiamo che, il più delle volte, ci cambia la vita.

martedì 10 marzo 2009

Ci vorrebbe

Così la vecchia Alis quella mattina, ancora frastornata dal 5 in fisica e dalla nottata passata a guardare uno stupido programma musicale, che poi quella non è musica ma vabbè...
Era arrivata a scuola. Non aveva letto il libro di ita... Che quello non è un libro ma una lagna.
Ma ciò non era importante. Quello che forse era importante è che stava tradendo le sue promesse, se n'era accorta quando si era sorpresa a vagare con lo sguardo alla pausa, poi a pranzo.
In cerca di cosa vi chiedere voi...
Eh, a saperlo. Ma forse lei questo lo sapeva benissimo. Il fatto era che non voleva ammetterlo nemmeno a sè stessa.
In cerca di qualcuno così diverso dagli altri, da essere così uguale a lei.
Non oso dire dell'amore, anche perchè non lo sa nemmeno lei...
Però, pensava quella matta,
ci vorrebbe un po' di aria fresca.
Ci vorrebbe di conoscere nuova gente.
Ci vorrebbe.

sabato 7 marzo 2009

Voglia di ballare


Credo che sia sempre una gran cosa quando aggiungi invece che togliere.
Questa vita, questo mondo c'insegnano ad essere freddi, distaccati,
perchè se non lo sei, se ti lasci trasportare dalle emozioni, allora sei debole
allora sei un perdente.
Ma basta! Sarà che già da tempo non m'importa più l'essere dentro o fuori.
Da che cosa poi? Dal gruppo? Per che cosa?
Cosa ti può offrire, cosa ti possono offrire mille amicizie, che poi quelle non sono amicizie
ma conoscenze?
Non credo molto. Anche perchè quando queste persone si trovano davanti Alice, quella vera
e non la solita fraccazzista Alis, si allontanano.
E sono stufa. Certo, mica adoro la solitudine, sia chiaro.
Però credo che essa sia da preferirsi mille volte a questi sorrisi falsi.
Credo che oggi, la vera rivoluzione, la vera ribellione che possiamo attuare sia
forse semplicemente essere noi stessi. Con tutti i nostri pregi, con tutti i nostri difetti.
Sia poter dire "no". E non m'importa più di nessuna di queste etichette, ascolto quello che voglio,
mi vesto come mi pare.
E sono io. Con tutti i miei pomeriggi lunghi di poche parole, dove la noia m'inghiotte,
con i miei venerdì e sabato sera divano-gelato-telefilm e quella voglia tremenda di uscire, ma dove, poi? Con tutta la mia insicurezza e paura,
forse non mi avete capita mai e sì probabilmente sono stata anche il disagio dei vostri anni.
Non riuscite nemmeno a immaginare quanto e come ci ho pensato...
Ma quel treno è già passato...
E sì, anche io vorrei andare al cinema e non essere più da sola, perchè ora mi sento come un assassino a un funerale e non so se sia positivo o no.
Non mi hanno ancora dato soluzioni, i grandi, alcuni si limitano a fissarmi, altri non sanno che dire.
Poi ci sono queste due new entry in famiglia...
Diciamo che per ora me ne starò ancora un po' sdraiata ad aspettare perchè...
Non so che altro fare...
-Voglia di uscire, voglia di ballare-

lunedì 2 marzo 2009

The same mistake... (Scrivo male)


Fattostà che scrivo male.
Succede, a periodi. Scrivo come suono. Male. Ultimamente.
Ma non importa. Ciò che mi fa sorridere è proprio questa incapacità
d'esprimermi, d'imprimere su carta le mie sensazioni, ora.
Contengo moltitudini. Così la mia mente, come ho scritto su un foglio di bio che mi è tornato tra le mani ora, "Fluttua libera, i pensieri vagano leggeri alla ricerca di onde ...Elettrogenerate..."
E va bè.
Sarà che la primavera la si sente in questi giorni. È questo vento che soffia, mi scompiglia i capelli e tutti i piani. Ma non è negativo, anzi.
È positivo come questo 5% a bio, come questa mia incredibile sensazione di leggerezza anche senza particolari motivi, anche qui. Da sola. E sono felice.
Sono felice quando arrivo a casa e butto tutto sul letto, me compresa, poi accendo la radio. James Blunt. Chi l'avrebbe mai detto?
Poi, alle volte, mi assale il vecchio panico depressivo... The same mistake again...
E mi viene voglia di mollare tutto. Tutti l'ho già fatto.
E allora ho capito che non posso farci niente. Nessuno mi capirebbe mai.
Ma non m'importa. Alzo il volume e mi sdraio. Non posso farci niente.
Poi provo a prendere il mio logoro diario e una penna e, così, scrivo male.