venerdì 27 febbraio 2009

Virtù degli imbecilli


Ho capito...
Ho capito molte cose ultimamente tra cui quella che forse la solitudine non è così male.
Almeno, è meglio di molte relazioni che non servono.
Che fanno solo male, che portano solo rabbia.
Alis è la specialista in rapporti umani.
Alis è simpatica a tutti.
Ma sapete che vi dico? Ora tocca ad Alice. È il suo turno.
E non m'importa se la compagnia, nel vedere questa me più vera,
si allontanerà.
Non m'importa se la gente si sentirà urtata da quest'altra ragazza che credeva di conoscere ma si sbagliava. Non la conosco nemmeno bene io questa.
Ma non m'importa.
E sapete che vi dico?! Sono stanca di tutta questa confusione.
Sono stanca del relazionarmi agli altri.
Sono stufa di tutte queste incomprensioni, di queste accuse, di tutto.
E di tutti. Di tutte le lamentele e gli ordini.
Ah, e basta con sta storia che sono incoerente.
La coerenza è la virtù degli imbecilli. Punto.
E a chi crede che io dica bugie o quant'altro gli rispondo che continui pure.
Ma prima raccolga i fatti veri, e cioè quelli che racconto, perchè solo così, in seguito, potrà distorcerli come gli pare.
Basta prediche, ok? Basta darmi la colpa e nascondersi dietro la gonna.
Basta con le cazzo di prediche, signori. Le prediche sono abolite. Finite. Stop.

giovedì 26 febbraio 2009

L'ennesima volta


E delle volte la vecchia Alis lasciava correre.
Non aveva più voglia di continuare a buttarsi sotto il treno per farlo fermare.
Di scendere a patti.
Di non perderlo.
E basta!
Tutto ha un limite. Lei aveva una reputazione.
E le avevano rotto. Le rompeva la gente che credeva di avere tutte le sfighe del mondo.
Ma quanto tempo credeva, quella gentaglia, che ci fosse? Eh?!
Quanto ancora per farsi accontentare l'ennesima volta...
Non c'era, cazzo, non c'era tutto questo tempo. Non più. Non c'era già più dall'estate passata.
O, perlomeno lei non ne aveva più.
Di pazienza, di loquacità. Di qualunque altra cazzata.
Così la vecchia lasciava correre.
E ne aveva abbastanza. Questa volta sul serio.

domenica 22 febbraio 2009

Non era più il tempo (delle mele)


Quel che faceva franare su sè stessa la vecchia Alis, in quel periodo carnevalesco
era alle volte il comportamento della gente ed il fatto che era sempre malata.
Aveva preso man mano la consapevolezza che così non andava bene, nonostante tutti i suoi sforzi, e non era neanche da dubitare che.
La nostra tardoadolescente non stava per niente bene in quel periodo.
E aveva continuamente quella gran voglia di vomitare.
Tutta la rabbia che le rodeva dentro.
Poi metteva il pilota automatico e andava avanti. Ma quello non era vivere e il problema era che lei lo sapeva benissimo.
Vomitare per esorcizzare quel mostro che aveva in corpo, come lo aveva definito la Mutter quattro sere prima quando Alis se ne stava delirante a letto con la febbre alta perdendosi l' inizio del Carnevale...
Avrebbe voluto sapere che cosa stava succedendo in lei e se tutto ciò era normale.
Ma, vista la lunghezza della sua cartella clinica, non le risultava.
Avrebbe voluto poter, o meglio, riscirne a parlare con qualcuno con la sua voce resa ancora più rauca dal solito dal raffreddore e dalle parole amare.
E, che cazzo, non ne voleva proprio sapere delle solite squallide parole un po' di circostanza.
Era scazzata e disperata e pure malata, Alis.
Alis, triste e inutile come la birra senz'alcool...
Eh sì che la nosta ex-ribelle non chiedeva molto...
Un pomeriggio lungo di poche parole, quando il tempo passa senza far rumore.
Voleva andare al cinema e non essere più sola a piangere per una commedia...
Voleva semplicemente imparare a pesare le parole, cosa che non aveva mai fatto,
voleva non pensare più d'essere altrove.
Pittosto avrebbe voluto smetterla di domandarsi gli altri come facevano, come facevano mai.
Avrebbe voluto che gli altri non parlassero più ad alta voce e che la lasciassero dormire
che non stessero lì a guardarla.
Tanto meno quelli che l'avevano sempre giudicata male. Che l'avevano ferita.
È vero, quante volte aveva sbagliato.
Quante pastiglie aveva ingoiato.
E poi, era veri che la stavano, che ci stavano ingannando tutti?
Non era più il tempo della bandiera con la A cerchiata e delle rivolte.
Non era più il tempo dei graffiti.
Non era più il tempo dei braccialetti di legno, i capelli lunghi e i fiori.
Non era più il tempo di nulla.
Era, forse, il tempo del silenzio.
Della "normalità" che poi quella non era normalità.
Avrebbe voluto un'abbraccio, e nessuno le aveva mai dato tempo per un'amore grande.
E cavolo! Si vedeva lontano chilometri che era triste.
Ma nessuno glielo veniva a chiedere. Minimo storico.
E odiava pure quella scuola. Come se studiare tutte quelle materie avrebbe potuto darti la più grande liberà, e intanto stava perdendo la vita di tutti i giorni.
Eh, quella pazza era proprio messa male, converrete.

venerdì 20 febbraio 2009

Uno sguardo


Giovedì 19.
Alle volte basta poco. Già. Un secondo, basta alzare
la testa dal piatto e guardare oltre.
Oltre i miei problemi esistenziali.
Oltre questo mostro che mi annienta ogni giorno e contro il quale non ho più molte energie per combattere, ora.
Oltre il voler essere speciale ma al contempo uguale a tutti gli altri.
Oltre il patimento di ascoltare la gente, persuasa e convinta che sia bella la vita.
Dimenticare per un attimo tutta questa rabbia densa e nera, le frustrazioni,
la tristezza, la stanchezza nel relazionarsi agli altri, nel spiegarsi e scusarsi continuamente,
il mio mal di testa che aumenta ogni giorno di più, che non mi dà l'opportunità di riflettere.
Basta poco. Per farti sorridere per un secondo, inconsapevolmente.
Per riscoprirti almeno un pochetto viva.
Basta uno sguardo.
Così ti accorgi che esiste qualcuno che è più diverso di te.
Anche se quel qualcuno non è proprio come t'immaginavi...

martedì 17 febbraio 2009

Sei troppo stupida per vivere...

Tre secondi. E ancora
un tuo passo. Poco.
Sfogare tutto il nero.
Per poco.
Benzina sul fuoco.
Psico dramma.
Psico reato.
Basta poco.
Questo vuoto esploderà.
Ancora due secondi.
Ti ucciderò, questo
dono ti porgo. Tu, immeritevole.
Subdola erbaccia parassita
della tua stessa tomba.
Ora gridi. Troppo tardi.
Un secondo.
Troppo insignificante.
Pur con pretenzione della vita.
Or son i a pretendere
vendetta. Dolce melassa appiccicosa.
Son già, lama affilata,
spalla alzata.
Vòltati!
Son io a rider.
Con un gesto deciso
scandisco
l'inceder della morte,
dei colpi,
degli schizzi amarognoli.
Della mia vendetta.

venerdì 13 febbraio 2009

Lasciali dire...


E non aver paura.
Ti diranno parole sanguinanti e pungenti.
Resta ciò che sei anima pura.
Saranno cruenti. Ma guardali, han occhi spenti.
Ti calpesteranno. Pesteranno.
Sveleranno
ciò che sei, o che non sei. Comunque tu sia.
E ancora e ancora ti butteranno giù.
Te ne do la garanzia.
Tu lasciali dire. So che non ne potrai più.
Tu lasciali fare.
Saranno loro ad annaspare.
Prendi le tue scarpe e scappa via.
Non sempre chi ti colpisce e
non capisce la tua pazzia
ha ragione ed è il più forte.
Ti sbatteranno in faccia cento e mille porte.
Lasciali dire... E credi solo a quel che hai dentro
non dargliela vinta nemmeno un momento.
Ricorda che ne ferisce più la penna che la spada.
Vai per la tua strada.
Sii indifferente.
Non ti faranno più niente.
Lasciali dire al mondo
che quelli come te saranno sempre dei perdenti.
Non gli basterà un secondo.
Son loro a non avere talenti.
Perchè tu hai già vinto. Lo giuro.
Hai d'innanzi a a te il tuo futuro.
E la tua vita è così vera
la loro solo una chimera.
Ti vogliono ammazzare
perchè non sanno amare.
Soltanto parlare.
Sparlare. Sparare.
Ma, il giorno davanti alla corte
non sarai tu a scappare.
Son solo i condannati a morte
nel loro stesso giudicare.
Sogna, sogna.
Passerà l'amore.
Finirà questa rogna.
Passerà il dolore.
Non guardarli nemmeno più
la tua reputazione la puoi distruggere solo tu.

giovedì 12 febbraio 2009

Se non esistessero i pesci, riusciresti a immaginarli?



Oggi c'era vento.
Oggi c'erano un mucchio di cose.
L'aria è cambiata. O forse sono io che sono cambiata.
Bho.
Fattostà che il mondo è un po' più allegro, forse.
Forse è solo che non etichetto più le cose.
E non mi faccio nemmeno più classificare. Cambio ogni giorno.
"Ma sore, quindi l'argento dato che si ossida non è un metallo nobile come avevamo detto."
"Il fatto è che noi tendiamo a raggruppare le sostanze, a raggruppare tutto. Ma alle volte vi sono troppe sfumature per poter farne un'etichetta."
Già...
Così passano le mie giornate, maglione verde, colori improbabili, poi di nuovo nero, emo, ska, poi elettropunk, new wave, e stare sveglia fino a tardi a pensare alla giornata, quel ritornello che sa di nuovo in testa, che non ti molla, non se ne va, resta lì e ti culla tutto il giorno e perchè no, la notte, provare il vestito di carnevale, compiti, gli ultimi espe, il regalo di comple della nonna, mettere in piega i capelli, correre davanti alla tv e far sloggiare tutti perchè c'è Xfactor, perchè c'è Morgan, e poi ci sono tutti gli altri, finalmente libera da una storia che è finita male, e ridere, e riderne, e ridere di me stessa, poi arrabbiarsi, e tornare calma, e sorridere falsamente, poi sinceramente, dietro lenti scure, e Alis, poi Alice e nuovamente Alis e poi l'altra, di Alice, correre al telefono, troppo tardi la mutter ha già risp, e ancora e ancora, il profumo di zucchero a velo per strada, ore buche, libertà, suoni sintetizzati, ditorsione della realtà, e fare quello che voglio, poi trovarmi fuori dal tempo, e in ritardo, buttare l'ennesima pianta fatta morire, rassegnarsi e direrci su, tornare coi pensieri all'anno scorso, spolverare le vecchie foto in quel cassetto, i vecchi diari, commuoversi, poi darsi della cretina, allacciare le all stars, ringraziare il cielo che non si sono ancora disintegrate, correre fuori che c'è il sole, disimparare ad odiare, imparare a perdere il controllo come divertimento, sovrappensiero, i discorsi degli altri, essere più sola di prima e stare meglio, cambiare ideali come le magliette, il sushi, interpretare poesie, scoprire che so schiacciare benissimo a pallavolo, schiacciare la carta nel cestino che non ci sta più, pensare all'estate, ricordi belli, ricordi dolorosi, vita...
Tutto ciò fa bene e fa male.
E io sto bene e sto male.
Ma non importa.
Tutto va avanti.
Ed è praticamente ovvio che esistono altre forme di vita...

lunedì 9 febbraio 2009

Corrente d'aria... Elettrica...


Vorrei poterlo dire. Libera.
Voglio essere libera.
Ci sto riuscendo, forse. Mi spiego, perlomeno
Alis ci riesce alla grande, l'altra me?
Un po' meno...
L'altra applica i puntini di sospensione a tutto.
Ma mi dite quale premura e urgenza c'è nell'aumentare la paura e non avere cura di sè? Spostando ogni giorno più in là il limite psicofisico di resistenza
con la sola scusa dell'autocoscienza.
Ecco, affanculo l'autocoscienza.
La psicologia che ha dato equilibrio ad ogni mia pazzia.
La pazzia non si può calibrare, annientare.
La pazzia è forse la felicità stessa. È arte.
E ancora, bisogna essere profondamente convinti che il mondo è orripilante
per essere felici.
Io sono felice?
Non lo so...
Ci sono domande a cui non sono in grado, nemmeno con le due me stesse
a dare la risposta.
Voglio sentirmi libera, con tutte e due le me stessa.
Libera da questa onda,
libera dalla convinzione che la terra è tonda.
E ora mi sento ancora più libera, spero, da una storia che è finita male.
Perchè, diciamocelo, il putrido a rimestarlo puzza.
Ah, ancora una cosa,
chi apre la mia porta, dovrebbe po chiuderla.
Sia che resti o che vada via.
Grazie.
***Pazzia*** (ante factor ;-) )

sabato 7 febbraio 2009

Alis vs Alice


Ho capito.
Io, non Alis. Che poi non mi chiamo Alis ma Alice.
Sono presente in questo momento. In questi momenti.
Ed è un problema.
Alis ride, è simpatica, si arrabbia e diventa melodrammatica.
Alice è diversa. Alice non risulta simpatica, lei risponde a fatica e male,
sta male, è troppo seria.
Alis se ne sbatte altamente. Non ha nulla da perdere perchè è persa. In positivo.
Alice ha tutto da perdere. Alis ha già perso la faccia.
Alice ha una reputazione da difendere.
Alis si preoccupa di come si vestirà domani.
Alice per le prove scritte delle prossime settimane.
Alis la trascina nella vita, nella musica, nel frastuono del carnevcale che verrà.
Alice sta chiusa in casa a scrivere, in silenzio.
Alis è stravagante, ama i colori.
Alice si veste solo ed esclusivamente di nero.
Se sono come sono. Chi sono?
Bèh, ora direi Alice.
Alis non se ne starebbe qua, sul divano, con nausea e mal di stomaco e un bicchiere di coca-cola vicino, ad ascoltare le canzoni che ascoltava la primavera scorsa. Quado era lei a prevalere sulla buona coscienza di Alice.
Non so dire se questa è schizzofrenia, non credo, c'è chi la chiama pazzia, chi con altri nomi, e poi ci sono tutti gli altri. Che la chiamano adolescenza.

martedì 3 febbraio 2009

Extraterrestre...


No. Io non credo che vorrò tornare in dietro.
Se mai qualcuno percepirà il mio segnale.
Se mai troverò un pianeta su cui ricominciare.
Forse la mia vita si può ancora rattoppare.
Si può ancora indossare. Fattostà che mi trovo a disagio.
Con questo vestito che non mi si addice. Che mi va largo alle volte,
stretto alte volte.
Ricominciare. Perchè si può fare.
Ma non saprei come.
Per esempio, quando in un rapporto di amicizia o altro,
la fiducia va a farsi benedire, è inutile ricominciare.
Io non ho voglia di farmi ferire nuovamente.
Non ho nemmeno le armi per difendermi se non l'indifferenza.
E ci vuole coraggio per ricominciare.
Ci vuole più coraggio per dimenticare che per ricordare.

Extraterrestre portami via...
Voglio una stella che sia tutta mia.
Voglio una vita.

lunedì 2 febbraio 2009

Non io...



Già, questo si chiama proprio vivere col pilota automatico.
E non è che mi lascio trascinare dalla corrente restando dentro me stessa.
No. Mi sto adeguando al vivere in apnea.
Mi uniformo a questa esistenza grigia.
Ora sorrido, già.
Ce l'avete finalmente fatta. Mi avete finalmente domata.
Basta poco. 30 milligrammi.
Basta una minuscola dose per tenermi calma.
Per annientare ciò che ero. Che non sono più da tempo, oramai.
Non ho paura di stare sola con me.
Ho paura di stare sola senza me.
E questa non sono io.
Ed il solo rendermene conto mi fa impazzire.
Ma non posso far nulla. Subisco le azioni che mi trovo a compiere e che non farei mai se questa fossi io.
Non sono come sono.
Liberatemi. Salvatemi da me stessa.
Potrei dirlo, urlarlo.
Tanto della pazza mi hanno già dato tutti.
Non m'importa della reputazione che avevo.
Prima o poi ci pensano gli altri a ditruggertela.
Mi ritrovo a vivere da fuori. Osservando me stessa.
Questo è sopravvivere. Mutare di personalità,
per mano altrui, perchè avevo capito troppo presto come va il mondo.
A rotoli.
LASCIATEMI STARE! TUTTI.
Quando ho bisogno sono io che cerco aiuto. Da chi voglio.
Dalle, dall'unica persona di cui mi fidi.
Dall'unica che non direbbe mai nulla. A nessuno.

domenica 1 febbraio 2009

Zucchero elettronico


Le persone non cambiano. È che col tempo, il tempo le complica un po' di più.
Non perdonerò. Più.
Non mi nasconderò. Non più.
È passato un anno. Da cosa?
Da niente.
Da febbraio dell'anno scorso.
Ora rido. Mi vesto colorata. Studio.
Direi che sto migliorando. Peggiorando? Non sta a me deciderlo.
Forse sono semplicemente un po' più cinica e fredda e distaccata in certe situazioni.
Forse sono più sensibile e ho paura d'esser ferita.
Forse non sono nemmeno io.
Forse.
Se Dio mi volesse in pace mi ci avrebbe fatto.
Mi sembra di viviere una vita preconfezionata.
Dei sentimenti sottovuoto.
Emozioni che sanno di cibo d'ospedale. Di nulla.
È da tanto che non mi arrivano più crisi.
E mi chiedo se non sarebbe meglio liberarsi dal pensare.
Così mi ritrovo drogata da un suono sintetizzato,
l'avreste mai immaginato?
E riaffiora il panico depressivo. Sa di melassa e zucchero, elettronico.
Vivo col pilota automatico, infatti ultimamente rido per niente,
e non mi nascondo più dalla gente.
Mi trovo presente. Sempre assente.
Perchè molte volte una crisi è tutt'altro che folle, è un'eccesso di lucidità.
Ed è tanto che non arrivano più crisi. Botte di vita.
Questo vuoto esploderà.